Giuliano Amato, ex Presidente del Consiglio ed attuale presidente emerito della Corte Costituzionale, ha rilasciato un’intervista per Repubblica, parlando della questione dei migranti, dell’Europa e di come questa potrebbe diventare più rilevante sul piano internazionale. In merito al primo argomento, da sempre sostiene che la scelta migliore per gestire le pressioni migratorie sia quella di accogliere, in generale, più persone, lavorando anche all’integrazione di coloro che non possono essere respinti.



Sui migranti, infatti, Giuliano Amato si chiede “perché l’Europa non riconosce lo status di rifugiato economico“, con parametri ovviamente decisi dagli Stati in comune accordo. “Non è ammissibile”, spiega, “sul piano dei diritti umani che si accolgano i perseguitati dei regimi e si respinga chi scappa da carestia e fame“, sottolineando il controsenso di rimandare indietro i migranti se, comunque, non potranno sostentarsi e sopravvivere. Una decisione che “sarebbe un passo in avanti”, ma che andrebbe poi accompagnato da altre riforme, come per esempio “liberare le decisioni intergovernative più importanti dal veto dei singoli Stati“. Secondo Giuliano Amato, infatti, così facendo “una decisione comune sui migranti sarebbe approvata anche senza l’assenso di Orban” che potrebbe usare il suo veto “solo per l’Ungheria”.



Giuliano Amato: “Si integrino coloro che non possono essere espulsi”

Un’altra grande e fondamentale azione che Giuliano Amato suggerisce per mettere un freno alla crisi dei migranti è risolvere i problemi delle espulsioni, non rendendole più semplici, ma cercando una via di compromesso. Ritiene, infatti, che coloro che non possono essere espulsi “se nessuno li accoglie o li forma, finiranno per ciondolare, potenziale manovalanza per la criminalità organizzata”. L’esempio è quella della Germania, che “indipendente dal titolo di rifugiati, i migranti vengono ammessi ai corsi di formazione e aiutati a entrare nel mondo del lavoro”.



Andando oltre, poi, Giuliano Amato analizza anche l’importanza internazionale dell’Europa, spiegando che “per essere più forte avrebbe bisogno di una politica estera comune. La sua voce ora conta pochissimo in un mondo in cui è fondamentale essere soggetti che contano”. Tra le tante riforme di cui l’Europa necessita, per esempio, c’è “la creazione di quello che chiamiamo Central Fiscal Capacity“, ovvero “un meccanismo permanente di finanziamento per la produzione di beni comuni europei”, ma anche l’accoglienza dei paesi dell’Est, come i Balcani, l’Ucraina e la Moldavia. In quest’ultimo caso, però, spiega Giuliano Amato in conclusione “bisogna vedere se prevedere livelli diversi” di integrazione, “non per escludere i paesi meno integrati, ma per imporre meno vincoli“.