Giuliano Amato forse non tutti sanno che negli ultimi anni ha assunto il ruolo di capo della Consulta scientifica del Cortile dei gentili (struttura del Pontificio Consiglio della cultura presieduto dal cardinale Gianfranco Ravasi): l’ex Premier e giudice della Consulta in una lunga intervista all’Osservatore Romano delinea il tema della ricostruzione post-pandemia mostrando le prime “proposte” del Cortile dei Gentili. «In questa crisi non basta la resilienza che pure molte persone hanno dimostrato di saper praticare», per Amato sarebbe come cercare di prevenire un conflitto atomico rifugiandosi in un bunker. Occorre invece «essere trasformativi e perseguire l’ideale di un benessere diverso, multidimensionale», sottolinea l’ex Presidente del Consiglio, aggiungendo «il coronavirus ci ha aperto gli occhi sulle tragedie a cui siamo esposti se ci avvaliamo del creato non per migliorarlo e preservarlo, ma per ricavarne senza limiti tutto ciò che soddisfa i nostri fini egoistici ed immediati. Sono questioni talmente grandi che su di esse, prima che su ogni altra, il Cortile può e deve esercitare la sua missione, che è esplorare la capacità delle persone di culture e di fedi diverse di trovare, in quelle culture e in quelle fedi, piattaforme e principi comuni nell’interesse dell’umanità».
LA “RICETTA” DEI GENTILI
Non vi sono vere e proprie “ricette” ma “spinte” che possano essere anche spunti non solo per il Cortile ma anche per lo stesso Governo e per tutte le istituzioni pubbliche e private che nei prossimi mesi dovranno impostare il lavoro di ripartenza del sistema-Italia: «opportunità nascono dalle tragedie? La paura che fenomeni estremi, tanto di tipo sanitario quanto di tipo ambientale continuino a flagellarci non dovrebbe essere sufficiente per dire basta a uno sfruttamento della natura che ne ha alterato gli equilibri mettendo in libertà virus ignoti, desertificando terre prima coltivate, rendendo l’acqua un bene sempre più scarso, scatenando cicloni che distruggono ciò che siamo venuti costruendo? Non dovrebbe essere sufficiente a renderci tutti più responsabili per il futuro?», sostiene ancora Amato nel colloquio con il quotidiano del Vaticano.
La resilienza seppur valore prezioso e raro non può essere l’unico punto-cardine: «Resilienza è capacità di resistere, è attrezzarsi per resistere. Ma diviene resistenza inutile se pretende di mantenere le cose così come sono e come hanno dimostrato, proprio nelle scorse settimane, di lasciarci esposti». Per questo motivo Giuliano Amato prova ad andare oltre alla “pura” resilienza ed espone i risultati della Consulta scientifica: «Pensiamo a istituzioni che costruiscono un quadro di incentivi e norme intelligenti, capaci di stimolare e premiare scelte individuali e di gruppo promotrici del bene comune; istituzioni levatrici delle energie positive della società civile».