GIULIANO AMATO E IL MONITO ALLA SCIENZA SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Secondo l’ex Premier e Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato la vera sfida presente e futura della società umana è inevitabilmente il rapporto con l’intelligenza artificiale (IA): ebbene, al netto del progresso tecnologico, l’invito di Amato alla scienza è quello di non “porsi” nell’ottica del creatore, di non «giocare a fare Dio». Lo scrive il Prof. Amato nella prefazione dello studio promosso dalla Consulta Scientifica del “Cortile dei Gentili”, dal titolo “L’Intelligenza Artificiale: distingue frequenter. Come giungere a una comunanza etica della società del pluralismo” (pubblicata oggi anche su “La Stampa”, ndr).
«Solo la coscienza dei ricercatori li può fermare in quel “playing God”» – per l’appunto, “giocare a fare Dio” – «che è già iniziato e che porta, da un lato a produrre (o meglio, a cercar di produrre) ampliamenti senza limiti delle potenzialità umane, ben oltre, ad esempio, la neutralizzazione di malattie ereditarie, dall’altro a dare alla IA, via reti neurali, emozioni, sentimenti, pensieri sul futuro».
“SOLO IL DIRITTO DARÀ LIMITI A IA E CHATGPT”: LA PREFAZIONE DI AMATO
Amato sottolinea invece come debba essere il diritto, la legge, a stabilire in quali attività non vi sia nulla di male nel sostegno e aiuto dell’Intelligenza Artificiale, anche nel sostituirsi all’essere umano, e quando invece un limite deve essere posto: «è il diritto che deve stabilire in quali attività invece deve esserci sempre alla fine la decisione umana – si tratti dell’uso di armi in un teatro di guerra, si tratti della condanna penale di un imputato. E le ragioni abbondano sull’uno e sull’altro versante».
Il tema più delicato, secondo Giuliano Amato, è e resta quello della coscienza: vi è infatti una messa alla prova dell’aspettativa di incontro fra premesse valoriali diverse. Le domande, scrive ancora il Presidente emerito della Consulta, «sono soltanto della teologia cristiana? Solo per i credenti vi è una ragione che impedisce di sfuggire alla nostra finitezza? Solo per Agostino e per chi ne condivide la fede la radice del male è porre l’io al di sopra di tutto? L’hybris è punita soltanto perché viola le leggi degli dei, o perché contrasta con i principi universali della convivenza umana?». Da ChatGPT agli altri strumenti di IA, la questione è ovviamente in itinere e rappresenta la sfida futura per l’intera società e scienza: chiosa Amato, «se da un lato la società con le sue leggi, dall’altro la ricerca con il suo codice morale sapranno tenere le barre loro affidate, potremo con tranquillità fidarci della IA».