GIULIANO FERRARA MARCO TRAVAGLIO, COS’È SUCCESSO
Giuliano Ferrara e Marco Travaglio protagonisti di un duro scontro a colpi di penna: hanno dato vita a una polemica che si è consumata sulle pagine del Foglio e del Fatto Quotidiano. Il caso è scoppiato dopo la pubblicazione su quest’ultimo giornale di una vignetta di Mannelli e Natangelo in cui il premier israeliano Netanyahu viene raffigurato con la kippah e la scritta: «L’ebreo (ab)errante».
Questa ironia non è stata apprezzata da Ferrara, secondo cui la satira «è un recinto sacro» che è stato dissacrato con un antisemitismo per il quale servono «o l’ispirazione omicida degli anni Trenta tedeschi» o «la stupidità di un giornale che celebra i suoi quindici anni di pura mer*a radunando tanta bella gente intorno al concetto di ebreo (ab)errante o all’idea che per essere più crudele Putin abbia bisogno di una sola cosa, la circoncisione».
Il fondatore del Foglio ha definito il collega un «fascista di destra» e attaccato il giornale di cui è direttore per le sue «vignette da Terzo Reich», ma anche definendolo un «fogliaccio», oltre che una sorta di organo di propaganda russa. Non si è fatta attendere la replica di Travaglio, peraltro stupito visto che non è stato lui a realizzare quella vignetta.
GIULIANO FERRARA MARCO TRAVAGLIO, LA REPLICA SUL FATTO QUOTIDIANO
Ma la risposta di Marco Travaglio a Giuliano Ferrara è stata anche sarcastica, perché prima ha segnalato che è triste dover spiegare una battuta a chi non la comprende, ma è anche «inutile» se bisogna spiegare quelle degli altri a chi non le comprende. Neppure lui ci è andato piano nel suo editoriale sul Fatto Quotidiano, infatti lo ha attaccato per le letture, ma lo accusa anche di disonestà, visto che è ben consapevole delle vittime innocenti che ha fatto Netanyahu e del fatto che siano più di quelle fatte da Olp, Hamas ed Hezbollah, ma non vorrebbe ammetterlo, o forse è impossibilitato a farlo.
Inoltre, ha rievocato una vicenda che risale a tantissimi anni fa, quando Ferrara era capogruppo del Pci a Torino e voleva «denunciare i crimini di Israele» dopo la strage di Sabra e Chatila. Propose di dedicare un concerto di Luciano Berio ai palestinesi, ma l’assessore alla cultura si oppose per questioni tecniche: non era possibile visto che doveva essere sperimentale. Travaglio ha raccontato che Ferrara si sarebbe arrampicato sul palo del palco e avrebbe sferrato un pugno a un funzionario.
Neppure la richiesta di far cacciare l’assessore venne accolta, quindi si dimise lui. Travaglio ha ricordato che poi Ferrara passò al Psi e a Forza Italia: «Nel frattempo fa pure la spia prezzolata della Cia. Ed è un peccato che abbia smesso», ha concluso dicendosi dispiaciuto che non la faccia più, perché gli americani potevano aiutarlo a capire le battute.
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