Il nome di Giuliano Mignini salì agli onori della cronaca nel 2007 per il lavoro che stava conducendo in merito al terribile delitto di Perugia nel quale fu uccisa la studentessa inglese Meredith Kercher. Nel ruolo di magistrato, Mignini aveva il compito di condurre le indagini sul caso. Dodici anni dopo ha rilasciato una intervista al mensile Nuova Cronaca. I suoi ricordi sono ancora molto vividi e oggi racconta anche alcuni retroscena su quanto avvenne dopo il suo arrivo in via della Pergola, dove era situata l’ormai tristemente celebre villetta in cui Meredith viveva e dove fu uccisa. “Chiesi al medico legale di misurare subito la temperatura rettale della vittima: è un esame molto utile per stabilire l’ora della morte. Ma la dottoressa Stefanoni, della Polizia Scientifica, mi pregò di aspettare. Se tornassi indietro non accoglierei quella richiesta”, commenta il magistrato. Furono tre gli imputati che finirono a processo nell’ambito del delitto di Meredith: Amanda Knox (oggi giunta in Italia in occasione del Festival della giustizia penale di Modena), Raffaele Sollecito e Rudi Guede (i primi due assolti nel 2015 con formula dubitativa). Nei confronti dei tre Mignini ammette di non aver “mai avuto alcuna ostilità”, in particolar modo nei confronti dell’americana. Tuttavia, il magistrato ci tiene a specificare che “non si è trattato di errore giudiziario. Negli Stati Uniti stentano a capire che in Italia abbiamo tre gradi di giudizio. Opzione che io mi sentirei di mantenere”.



GIULIANO MIGNINI, PARLA IL MAGISTRATO CHE INDAGÒ SULL’OMICIDIO DI PERUGIA

Giuliano Mignini ha quindi criticato proprio la sentenza della Cassazione con la quale il 27 marzo 2015 Amanda Knox e Raffaele Sollecito furono assolti. A suo dire, la Suprema Corte “è entrata nel merito senza poterlo fare. E comunque anche quest’ultima sentenza colloca Amanda e Raffaele sulla scena del crimine”. Quindi ha detto la sua anche sulla condanna a carico di Rudi Guede, al momento la sola persona in carcere per l’omicidio Kercher. L’uomo accusò i due ex fidanzati ma “Però lo fece in termini opinabili. Come fosse una sua opinione. Ma se sei presente devi dire o sì o no!”, ha commentato il magistrato perugino. A suo dire non vi furono errori da parte della Scientifica in riferimento al gancetto del reggiseno e al coltello, al contrario di quanto sostenuto da una perizia di parte nel corso del secondo grado. “La prima sentenza della Cassazione annullò definitivamente quella perizia. Erano stati disposti precedentemente controlli proprio per accertare l’assenza di contaminazione. Il documento che li escludeva fu consegnato all’ufficio del Gup. Dove si trovava quando fu fatta la famosa perizia”, ha chiarito il magistrato. Certamente, ha aggiunto Mignini, non sono mancate le pressioni da parte degli Stati Uniti ed il pregiudizio che giunse da qui anche nei confronti del suo lavoro. “Difendevano Amanda aggredendo me”, ha chiosato.

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