GIULIO ANDREOTTI E IL CASO MORO
Giulio Andreotti fu il presidente del Consiglio in uno dei momenti più tragici della Repubblica italiana: parliamo del caso Aldo Moro. Il suo governo – un monocolore democristiano ma sostenuto dal voto favorevole di tutti i partiti compreso il PCI (votarono contro solo MSI, PLI e SVP) – ottenne la fiducia in Palermo proprio nel giorno del sequestro del politico Dc. La situazione straordinaria fece nascere la solidarietà nazionale, con il Partito Comunista Italiano che votò la fiducia nonostante tutte le richieste rifiutate dal nuovo esecutivo.
Giulio Andreotti portò avanti la linea della fermezza, negando qualsivoglia trattativa ufficiale. Come ricostruito dopo la morte di Moro, quest’ultimo dedicò parole durissime nei confronti di Andreotti. In una recente intervista a Repubblica, Miguel Gotor (autore del “Memoriale della Repubblica) aveva però evidenziato: “Un verbale di Andreotti conferma la trattativa segreta per salvare il presidente dc […] Ci furono tante fermezze e tante trattative diverse. L’allora premier rivendicò: abbiamo fatto molto di più per liberarlo di quello che è apparso”.
CHI ERA GIULIO ANDREOTTI
Giulio Andreotti ha scritto pagine importanti della storia politica italiana e il suo nome è tra i più famosi dell’epoca repubblicana. Tra i fondatori della Democrazia Cristiana, il “Divo” ha fatto parte dei vertici della politica italiana per oltre quarant’anni. Dalle prime elezioni in Parlamento ai numerosi incarichi ministeriali, fino a Palazzo Chigi, sua “casa” in sette occasioni.
Giulio Andreotti è stato eletto alla Camera dei deputati nelle sette consultazioni dal 1948 al 1987, mentre nel 1991 è stato nominato senatore a vita. Dal ministero degli Interni alle Finanze, passando per il Tesoro, la Difesa, l’Industria, il Bilancio: Andreotti è stato protagonista in diversi dicasteri. Come già anticipato, è stato sette volte presidente del Consiglio, senza però riuscire a diventare Presidente della Repubblica nel 1992, perdendo il “duello” con Oscar Luigi Scalfaro.