Il padre Giulio lo avrebbe voluto dentista, la madre Giuseppina Cafiero lo benediceva prima degli incontri più importante. Sono i genitori di Renzo Arbore, il cui destino non era quello di seguire le orme del padre Giulio, ma di legare la sua carriera alla musica. «Mio padre era dentista e avrebbe voluto che io seguissi la sua strada e facessi la sua professione. Ci ha pure provato, portandomi nel suo studio, facendomi indossare il camice bianco e cercando di farmi capire che avrei potuto dargli una mano», raccontò a Famiglia Cristiana a proposito del rapporto con suo padre. Lui però collezionava svenimenti alla sola vista di una goccia di sangue. Si è poi laureato in giurisprudenza a Napoli.



«I medici curano la salute del corpo, i magistrati dovrebbero curare quella dello spirito e della vita civile. Poi c’è la religione, ma questa è un’altra cosa», aggiunse Renzo Arbore in quell’intervista. La madre, invece, si chiamava Giuseppina Cafiero, quindi appartiene ad una famiglia rivoluzionaria e controcorrente, di cui l’artista è sempre andato molto fiero.



Renzo Arbore e l’amore eterno tra i suoi genitori

Il nonno materno di Renzo Arbore è Lorenzo Cafiero, un lontano parente di Carlo. La madre, repubblicana, divenne monarchica per amore del padre Giulio. A Il Messaggero nel 2005 la descrisse come «una donna anziana, dolcissima e religiosa. La sua fede era sempre stata molto forte e io sono stato educato nel rispetto dei comandamenti». Morì prima che facesse ‘Quelli della notte’. Prima che accadesse le chiedeva di dargli una benedizione, ben sapendo che questo l’avrebbe resa molto felice. «Oggi ho un incontro importante per la mia carriera (o per la mia vita). Mi benedici?», le diceva. E lei lo faceva. In quell’occasione l’artista raccontò che i genitori abitavano nello stesso palazzo, quindi si conoscevano sin da bambini.



Giocavano nello stesso cortile e si fidanzarono nel 1911 o 1912. «Sono rimasti sempre insieme. Mamma ha certamente avuto soltanto lui e ha voluto che si scrivesse sulla lapide di papà che gli era stata fedele per tutta la vita». Lui rappresentava l’autorità, lei sbrigava le pratiche quotidiane e si occupava dell’educazione. Una petulanza che Renzo Arbore ha sempre rispettato e di cui ha compreso l’importanza.