Giulio Lolli, l’imprenditore bolognese condannato in Libia per terrorismo, è stato estradato ed è rientrato ieri mattina a Roma, con un volo da Tripoli dove era stato arrestato due anni fa. Per la giustizia italiana era considerato latitante da 9 anni ovvero da quando il suo nome era finito nel registro degli indagati per associazione a delinquere, falso, truffa e appropriazione indebita. Lolli era soprannominato “il pirata” per via di quella fuga a bordo di uno yacht verso il Nord Africa ma ieri mattina è stato consegnato ai carabinieri del Ros che lo attendevano a Ciampino. Originario di Bertinoro (Forlì-Cesena), Giulio Lolli si era rifugiato a Tripoli nel 2010 in seguito al fallimento della sua società “Imini-yacht”. L’estradizione è giunta in seguito alla condanna all’ergastolo per terrorismo e fiancheggiamento dei separatisti. In Italia, di contro, era stato indagato per le truffe sulle vendite di imbarcazioni di lusso. Per questo era stato rinviato a giudizio ma il processo alla fine era stato sospeso dopo l’arresto dell’imprenditore a Tripoli.



GIULIO LOLLI ESTRADATO DOPO ERGASTOLO IN LIBIA: I DUBBI DEL SUO AVVOCATO

Secondo le accuse a carico di Giulio Lolli, estradato dalla Libia, l’imprenditore avrebbe avuto un “ruolo direttivo nell’organizzazione terroristica di matrice islamica in cui militava”. E’ quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Roma e riportato dall’Ansa, nel quale si legge anche la presenza di “gravi indizi di colpevolezza”. Pare che l’italiano fosse detenuto in Libia dal dicembre 2017 con l’accusa di terrorismo per la “collaborazione fornita al gruppo armato denominato Shura di Bengasi oltre che di detenzione illegale di una pistola e trattenimento illegale in Libia”. Lolli sarebbe stato immortalato anche in alcune foto che lo ritrarrebbero a bordo di imbarcazioni che trasportavano armi e mezzi blindati. Gli scatti, di cui erano in possesso le autorità libiche, sarebbero già stati consegnati agli inquirenti italiani. Nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip romano, si evidenzia il “concreto e attuale il pericolo che possa commettere reati in armi e di terrorismo, stanti la gravità dei fatti e l’inserimento in un chiaro contesto eversivo”. In merito alle nuove accuse di traffico d’armi e terrorismo, il suo legale avvocato Antonio Petroncini ha manifestato “un certo grado di perplessità”. “Dalle notizie apprese francamente mi sfugge il collegamento tra il mio assistito e le due imbarcazioni che secondo le accuse sarebbero state usate per trasportare armi. Perché comunque bisogna pensare che Lolli prima di andare in Libia ha passato del tempo in Tunisia, poi a Tripoli dove era stato arrestato una prima volta durante il regime di Gheddafi e poi liberato durante la rivoluzione. Non si capisce come quelle due barche fossero ancora, a distanza di tempo, nella disponibilità di Lolli”, ha commentato l’avvocato all’agenzia Ansa.

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