La memoria, le emozioni, l’apprendimento. Nel nostro cervello, tutto è coinvolto: ma come potrebbe cambiare la dinamica nel metatarso? Nella nostra vita viviamo le emozioni con coinvolgimento: come sarà nel metaverso, mondo virtuale generato da un computer, dove le persone si muoiono e interagiscono tra loro? Si tratta di uno spazio, non reale ma percepito, che rappresenta una forte barriera verso il contatto con la realtà. Certamente è uno spazio che può accelerare l’apprendimento in campi come quello tecnologico e fare da acceleratore in ambiti come quello medico o spaziale, permettendo anche nuovi approcci terapeutici.



Giulio Maira, Professore di Neurochirurgia Humanitas di Milano e Presidente della Fondazione Atena Onlus, sulle pagine de Il Messaggero si chiede: “Ma se ci si immergerà nel mondo virtuale per trovare una sostituzione alla vita vera, i problemi potranno essere tanti. In una realtà oltre, fatta di bit e non di atomi e quark, che emozioni trarremo?”.



“Le emozioni ci vengono gratuitamente”

Secondo l’esperto professore di Neurochirurgia Giulio Maira, “Saranno quelle di un meccanismo specchio oppure il carattere immersivo e la possibile maggiore durata di esposizione ci procureranno emozioni e ricordi non distinguibili dalla vita reale? E se così fosse, che avverrà della psiche, di quel senso di identità di cui parlavamo all’inizio, legato al fluire di una vita intera?”. Il professore spiega che “Nel mondo virtuale (del Metaverso, ndr) mancherà sempre una cosa che nella realtà conta, la passione, la bellezza della conquista”. Dunque, “Come vivrà la nostra mente emozioni che ci vengono gratuitamente?”.



“Le nostre vite sono un atto continuo di creatività” spiega ancora il neurochirurgo. “Diceva Shakespeare in Come vi pare: “Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti gli uomini e le donne sono soltanto degli attori.” Il metaverso annullerà proprio questo, la partecipazione attiva allo spettacolo della vita in cui gli interpreti non saremo più noi”, conclude il professore.