STRAGE DI SAMARATE, IL DOLORE DEL NONNO
Qualche volta la giustizia c’è e la legge viene rispettata: Giulio Pivetta, padre di Stefania e nonno di Giulia e Nicolò Maja, l’ha riscontrato quando il genero Alessandro è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per la strage di Samarate. Ne ha parlato in questi termini in aula, rivelando di non credere né alle scuse né al pentimento dell’uomo che ha ucciso a martellate la figlia e sua nipote (intervistato oggi da Delitti in famiglia), non riuscendo a fare lo stesso con il primogenito, di cui ora l’82enne si prende cura. Infatti, il ragazzo, unico sopravvissuto al massacro, vive con i nonni materni, i suoi angeli custodi.
Proprio nonno Giulio a La Vita in Diretta rivelò che la nipote Giulia la notte prima della strage gli aveva riferito che il padre si era scusato con lei, senza aggiungere altro. La figlia non aveva intenzione di separarsi, anzi aveva chiesto aiuto al padre per provare a capire il motivo per il quale il marito fosse così depresso. Alla fine, la famiglia non ha mai capito le ragioni di questo massacro, ma ora la priorità è consentire a Nicolò di voltare pagina e ricominciare. Infatti, Giulio Pivetta con la moglie Ines si prende cura di lui: “Vogliamo rimanere il più possibile in vita per aiutarlo a ritrovare una vita autonoma“.
LA GRANDE FORZA DI GIULIO PIVETTA
Per il nonno Giulio Pivetta non è stato facile seguire il processo, non a caso ha parlato di liberazione dopo la condanna definitiva all’ergastolo per Alessandro Maja. Il motivo è semplice da intuire: in aula ha rivissuto ciò che è successo a sua figlia Stefania e ai nipoti Giulia e Nicolò. “Nostra figlia e nostra nipote uccise, Nicolò ferito quasi a morte, è stato terribile“. Ha scoperto i dettagli della strage di Samarate e deve avere a che fare con il dolore per il lutto che non si può placare.
Per un certo periodo ha vissuto anche l’incertezza di non sapere come sarebbe andato a finire il processo, ma fortunatamente ha avuto giustizia, per questo ha vissuto la condanna come una liberazione. Nel frattempo, non ha mai smesso di occuparsi del nipote e delle cure di cui ha bisogno, ad esempio ha evidenziato la necessità di vendere la casa della strage, dove nessuno vuole metter piede, in modo tale da fornire al ragazzo le risorse economiche di cui ha bisogno. “Noi vogliamo che Nicolò possa essere autonomo, non siamo eterni“, dichiarò il nonno, dando una grande prova di forza.