Continua – come sempre a rilento – il processo per l’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato fino alla morte in Egitto e ritrovato il 3 febbraio del 2016 nei pressi di una prigione di proprietà dei Servizi segreti del Cairo: secondo l’accusa questi ultimi sono i mandati dell’omicidio, per ragioni che solo a processo si potrebbero ricostruire nel dettaglio; ma di contro la difesa continua a negare la responsabilità dei quattro presunti killer (gli 007 Tariq Sabir, Athar Kamel, Usham Helmi e Magdi Sharif) ed oggi in una nuova fase dell’udienza è andato in scena l’ennesimo tentativo di ostruzione da parte del Cairo. Solo pochi giorni fa – infatti – la Procura egiziana ha negato con una nota la possibilità di far testimoniare in Italia i quattro ipotetici killer di Giulio Regeni, portando la Procura romana a chiedere alla Corte d’Assise di poter acquisire le testimonianze raccolte durante le indagini.
“Siamo in presenza di persone che non hanno scelto liberamente di non essere qui – commenta l’accusa – le abbiamo tentate tutte per portare i testi qui”; mentre i legali che assistono la famiglia del ricercatore parlano di “innegabile ostruzionismo egiziano che pare a questo punto insormontabile. Un ostruzionismo del tutto illegittimo” e che non fa altro che tardare la ricerca della verità per la morte di Giulio Regeni.
Il video registrato da Abdallah per incastrare Giulio Regeni: “A me i soldi non interessano”
Nel frattempo – comunque – nonostante l’assenza dei teste e degli 007, nel processo di oggi è stato mostrato per la prima volta il video registrato il 7 gennaio del 2016 (pochi giorni prima della morte di Giulio Regeni) da Said Abdallah, il rappresentate del sindacato degli ambulanti del Cairo, nonché la persona che avrebbe ‘tradito’ il nostro connazionale, segnalandolo alle autorità egiziane e dando il via al mistero sulla sua scomparsa e la sua morte. Il video dura più di due ore e contiene un lunghissimo scambio tra Giulio Regeni e Abdallah, nel quale quest’ultimo gli pone tutta una serie di approfondite domande sulle sue ricerche, con il chiaro – secondo l’accusa – intento di farlo cadere in una vera e propria trappola.
“Cosa sarebbe questa proposta – chiede l’ambulante al ricercatore riferendosi al progetto finanziato dal Regno Unito con 10 mila sterline – non capisco di cosa si tratta. L’unica cosa che capisco è che (..) bisogna stare attenti per non finire in galera”; ma con una maestria che ha anche un po’ il retrogusto di una verità che la autorità egiziane non hanno voluto ascoltare, Giulio Regeni sottolinea all’interlocutore che “io sono in Egitto solo per la ricerca e non decido sui soldi“. Significativa anche la parte conclusiva del video, dove Abdallah parlando con uno degli 007 non identificato gli spiega di aver “parlato con il ragazzo”, dicendosi preoccupato che “il video possa cancellarsi” e chiedendo un incontro immediato.