I documenti e gli effetti personali di Giulio Regeni sono nelle mani degli inquirenti italiani. Gli oggetti in questione, tra cui il passaporto e due tessere universitarie, sono stati consegnati dalle autorità egiziane agli uomini dell’Aisi, che hanno effettuato almeno due voli nelle ultime ore per recuperarli. Gli egiziani sostennero di aver sequestrato gli effetti personali di Giulio ad una banda composta da 5 criminali comuni, uccisi in un conflitto a fuoco, accusati di essere i killer del ricercatore italiano. Come sottolineò la procura di Roma, i malviventi in questione nulla avevano a che fare con la morte di Regeni: si era trattato di un depistaggio, uno dei tanti, compiuto dai servizi del Cairo. Tre anni fa, poi, erano stati i genitori di Giulio, Claudio e Paola, a chiedere la restituzione degli effetti personali del figlio. Impossibile, però, che il gesto basti a placare la sete di giustizia dei due, a maggior ragione dopo l’accordo tra Roma e il Cairo per la vendita miliardaria di due fregate militari e altro materiale bellico all’Egitto.



GIULIO REGENI: EFFETTI PERSONALI A INQUIRENTI ITALIANI

La data da cerchiare di rosso sul calendario per capire fino a che punto l’Egitto è disposto ad assecondare la richiesta di giustizia dell’Italia sul caso Regeni è quella del primo luglio. Quel giorno per la prima volta si incontreranno in videoconferenza i due nuovi procuratori, quello di Roma, Michele Prestipino, e quello del Cairo, Hamada Al Sawi. Sarà quella l’occasione per discutere della rogatoria in cui la procura capitolina ha messo nero su bianco 12 domande in attesa di risposta dalle autorità del Cairo. La più importante è quella che chiede di conoscere il domicilio dei cinque agenti della National security, il servizio civile egiziano, indagati per il sequestro di Giulio. Solo in questo modo sarà possibile notificare loro gli atti dell’inchiesta ed eventualmente convocarli al processo. Ma è La Repubblica a paventare il rischio di una beffa, l’ennesima, inaccettabile per i genitori di Giulio: vi è il rischio concreto, infatti, che tra gli oggetti riconsegnati agli inquirenti italiani vi siano anche quel paio di occhiali da sole, il portafoglio con la scritta Love e il borsello risultati non appartenenti a Regeni e che i servizi egiziani fecero ritrovare per avvalorare la falsa pista dell’omicidio a sfondo sessuale. Una provocazione che l’Italia – si spera – non potrebbe accettare.

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