Il processo per la morte di Giulio Regeni è stato sospeso dopo che il gup di Roma ha ricevuto una nota del Ministero della Giustizia in cui si sottolinea il “rifiuto dell’Egitto di collaborare nell’attività di notifica degli atti”. Dal Cairo è giunta dunque una totale chiusura dell’autorità egiziane nei confronti di una possibile intesa con l’Italia per il caso nonché di un eventuale incontro tra la ministra Marta Cartabia e il suo omologo egiziano.



Lo scorso gennaio, come riportato da SkyTG24, il giudice Roberto Ranazzi aveva infatti chiesto al Governo di verificare la possibilità di avviare una “interlocuzione” con le autorità del Cairo. Essa è stata negata: per la Procura Generale il caso è chiuso e non è possibile effettuare ulteriori indagini. È così che il gup di Roma è stato costretto a disporre la sospensione del procedimento a carico di quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato ed ucciso il ricercatore italiano nel 2016. Una nuova udienza è stata fissata per il 10 ottobre.



Giulio Regeni, processo sospeso: Egitto non collabora. L’appello della famiglia

La famiglia di Giulio Regeni, dopo che il processo è stato sospeso poiché l’Egitto non collabora, ha rivolto un appello al Premier Mario Draghi affinché intervenga per sbloccare la situazione relativa all’attività di notifica degli atti.

“Prendiamo atto dei tentativi falliti del Ministero della Giustizia di ottenere concreta collaborazione da parte delle autorità egiziane e siamo amareggiati e indignati dalla risposta della procura del regime di Al Sisi che continua a farsi beffe delle nostre istituzioni e del nostro sistema di diritto. Chiediamo che il presidente Draghi condividendo la nostra indignazione pretenda, senza se e senza ma, le elezioni di domicilio dei 4 imputati. Oggi è stata un’ennesima presa in giro”, queste come riportato da SkyTG24 sono state le dichiarazioni dell’avvocato Alessandra Ballerini al termine dell’udienza.