A distanza di quasi nove anni non è ancora emersa tutta la verità sulla morte del povero Giulio Regeni, il ricercatore ucciso al Cairo, in Egitto, in circostanze poco chiare. Ieri si è tenuta una nuova udienza del processo che vede imputati quattro militari egiziani considerati i presunti sequestratori proprio del ragazzo, e sono stati ascoltati dei testimoni oculari. Il Corriere della Sera sottolinea come due palestinesi, detenuti nello stesso carcere dove si trovava appunto Giulio Regeni, hanno raccontato cosa hanno visto, le torture subite dal giovane che probabilmente è stato scambiato per una spia, oppure per un sovversivo.



Uno dei due testimoni descrive il ricercatore italiano ammanettato con le mani dietro la schiena “era a cinque metri da me”, e aveva gli occhi bendati prima di essere condotto verso il luogo dell’interrogatorio. I testimoni sono stati raccolti in un documentario che è stato trasmesso dalla tv araba Al Jazeera, e i voti degli stessi sono stati volutamente oscurati per il pericolo di ritorsioni.



GIULIO REGENI TORTURATO IN CARCERE: “CELLE UMIDE E MALEODORANTI”

Il primo testimone ricorda di aver incontrato Giulio Regeni il 29 gennaio, quindi cinque giorni prima della sua morte: era vestito con una maglietta bianca e un pantalone blu che non presentavano tracce di sangue, ma dopo l’interrogatorio “era sfinito dalla tortura”, ed era stato riportato in cella a spalla da due carcerieri.

Di fatto il povero ragazzo italiano era svenuto, o sfinito, chissà dopo quali torture subite. Forse le stesse che hanno raccontato di aver ricevuto gli stessi due testimoni palestinesi, che parlano di una detenzione in celle umide, maleodoranti, strette, isolate dal resto del mondo quasi come se fossero un sepolcro. Al loro interno, egiziani e arabi, con l’aggiunta di Giulio Regeni e di un cittadino russo. Fra coloro che vi erano rinchiusi vi era anche un uomo “completamente nudo”, con evidenti segni sulla schiena che era diventata addirittura di colore blu e viola per via delle botte ricevute e i lividi.



GIULIO REGENI TORTURATO IN CARCERE: “C’ERA ANCHE IL COLONNELO TAREQ”

Il secondo testimone racconta che Giulio Regeni il 28 gennaio, era stato quasi sei ore nella cella dell’interrogatorio, mentre il giorno successivo altre quattro ore: dieci ore insieme ai suoi aguzzini, ed è facilmente intuibile cosa abbia dovuto subire il povero ricercatore. I due testimoni hanno riferito che a Giulio Regeni le guardie carcerarie hanno chiesto dove avesse imparato a resistere alle torture, e durante l’interrogatorio utilizzavano la scossa elettrica, “lo torturavano con la corrente”, per delle scene che fino ad oggi abbiamo visto solo nei film horror.

Le domande venivano poste a Regeni in arabo o in dialetto egiziano, oltre ad una lingua straniera che i due testimoni non hanno riconosciuto. Presenti diversi militari, fra cui anche il colonnello Tareq, che potrebbe corrispondere ad uno dei quattro imputati, attualmente appunto a processo in Italia. I genitori di Giulio Regeni, sempre presenti in aula, hanno preferito sottrarsi, evitando di sentire le due drammatiche testimonianze.