Un’udienza dura, in parte a porte chiuse per esigenze di riservatezza, nello specifico per evitare che la famiglia di Giulio Regeni scoprisse i dettagli su com’è morto in Egitto. Infatti, il loro legale ha chiesto di non divulgare le immagini, anche se già le parole del medico legale nel corso dell’udienza hanno reso l’idea di cosa sia successo al ricercatore rapito e ucciso nel 2016. Il professor Vittorio Fineschi, colui che ha effettuato l’autopsia sul corpo dello studioso, ha segnalato tutte le torture individuate sul corpo della vittima, specificando che sono stati riscontrati segni di pugni, calci, bruciature, oltre che l’uso di mazze contro il ricercatore.
In merito agli accertamenti eseguiti in Egitto, per il professor Fineschi non rispettano gli standard minimi, ma soprattutto non danno riscontri coerenti con ciò che è emerso. “Incompleti e poco approfonditi“, questi i due giudizi espressi dallo specialista. Le torture che sono state registrate sul corpo della vittima risultano poi coerenti con le modalità che vengono riportate in due studi realizzati su centinaia di casi che si sono verificati in Egitto. A tal proposito, ha fatto riferimento a colpi con bastone sui piedi e alla “frattura di tutte le ossa“.
I RISCONTRI DEL TOSSICOLOGO CHIAROTTI
All’udienza che si è tenuta oggi a Roma nel processo sull’omicidio di Giulio Regeni, in cui sono imputati quattro 007 egiziani, ha partecipato anche il dottor Marcello Chiarotti, tossicologo forense che aveva preso parte all’esame autoptico in Italia per effettuare una stima della data della morte. Dalla sua consulenza è emerso che sarebbe avvenuta tra le 22 del 31 gennaio e le 22 del 2 febbraio 2016. Si tratta del medico che il 6 febbraio 2016 prelevò un campione di umor vitreo dal bulbo oculare per effettuare delle valutazioni sul livello di potassio nella fase successiva al decesso.
Gli esami hanno escluso che Giulio Regeni avesse fatto uso di sostanze stupefacenti, farmaci o sostanze velenose, visto che tali approfondimenti hanno dato tutti esito negativo. Non è stata rinvenuta neppure la scopolamina, sostanza che di solito viene utilizzata durante gli interrogatori in cui si arriva a torturare l’interrogato, ed è stato escluso anche l’uso di barbiturici o cianuro.
PROCESSO GIULIO REGENI, LA PROSSIMA UDIENZA
Seppur dura, l’udienza è stata preziosa per mostrare al mondo cosa è stato fatto a Giulio Regeni. L’avvocato Alessandra Ballerini, che assiste la famiglia, dopo l’udienza ha spiegato che è stato mostrato tutto il male che è stato fatto al ricercatore tramite una dettagliata descrizione. L’udienza è stata, quindi, necessaria per lasciar parlare il corpo del ricercatore. Per quanto riguarda la prossima udienza, è in programma il 2 maggio e sono previste le testimonianze degli investigatori dello Sco della Polizia.