Dalle mosse della Bce al superbonus, Giulio Sapelli senza filtri ai microfoni del Dubbio. L’apertura dell’intervista è dedicata proprio al superbonus, definito dall’economista una “mostruosità politica, economica e infine morale”: “Il superbonus è stata una misura sbagliata sin dall’inizio. Un provvedimento di tipo argentino, fatta per dare sostegno alle imprese in modo artificiale attraverso una politica sovietica di finanziamento dall’alto che non a casa ha avuto nell’incompetenza del primo ministro Mario Draghi la sua aureola definitiva. Che una misura del genere sia stata pensata e concretizzata da Giuseppe Conte non mi stupisce, ma che Draghi l’abbia continuata non fa che confermare l’incompetenza tecnica dell’ultimo presidente del Consiglio”.
L’analisi di Giulio Sapelli
Quella di quest’anno sarà una manovra prudente a causa della scarsità di risorse a disposizione, ma un passaggio significativo dell’intervista a Sapelli è legata all’inflazione e in particolare alla politica di aumenti dei tassi firmata dalla Bce, mentre Bankitalia spiega che è ora di fermarla: “Ha ragione Bankitalia. Quella che stiamo vivendo non è un’inflazione da aumento dei salari, quindi non è monetaria, ma da carenza di offerta che fa aumentare i prezzi vista la mancanza di materie prime. Alzare i tassi non porta a nessun risultato se non distruggere l’economia industriale dei paesi. La Bce è dominata dall’ideologia teutonica dell’ordoliberismo e quindi si scontra con qualsiasi politica diretta a difendere il patrimonio manifatturiero non solo dell’Italia ma anche dell’Europa”. Idee chiare per Sapelli anche sul salario minimo invocato da Pd e M5s: “I Cinque Stelle sono fuori da qualsiasi orizzonte di comprensione dell’universo e dei rapporti tra capitale e lavoro. La contrattazione collettiva articolata a livello nazionale è l’unico modo per difendere il monte salari di fronte al proliferare dell’aumento dei profitti capitalistici. L’introduzione del salario minimo realizza il sogno dei conservatori che vogliono ridurre i lavoratori a una platea di schiavi finanziati dallo Stato fino a quando esso ha le risorse per non farli morire di fame. È una cosa barbarica che mi fa ricordare l’Argentina fascista di Peròn”.