Giulio Tremonti, che oggi occupa il posto di presidente della commissione Esteri alla Camera, ha parlato con La Stampa dei recenti fatti di cronaca politica, dal caso Pozzolo, fino alla direttiva Bolkestein sulle concessioni e al Mes. Partendo dal deputato di FdI che ha portato una pistola alla festa di Capodanno, con la quale (in modi da chiarire) è stata ferito un uomo, ci tiene a contestare “l’immagine un po’ snob che i media e le opposizioni hanno costruito descrivendo quella festa come sintomatica dell’abuso di potere“.



Differentemente, secondo Giulio Tremonti, quella festa rappresenta una sorta di “mondo minore, che però è maggioritario nel Paese e sintomatico di una classe politica che quel mondo minore lo vive e lo rappresenta nel bene, giorno per giorno”, un mondo “così incompreso da una fetta di opinione pubblica raffinata e colta”. Chiudendo, invece, sul caso Pozzolo, e passando al tanto criticato e discusso Mes, Giulio Tremonti ci tiene a ricordare che “fu una mia idea. Doveva essere uno strumento di solidarietà alla base di unità a un livello superiore”, ma che venne trasformato “in una troika contro la Grecia“, e dopo “per vergogna” abbandonato “per 6 anni”. Tuttavia, più che pensare al Mes e “all’unione bancaria”, l’economista sottolinea l’importanza, per l’integrazione e lo sviluppo dell’Europa, di “un esercito e una politica estera europei“.



Giulio Tremonti: “La Bolkestein è superata dalla storia”

Passando, poi, alla questione principale della sua intervista, ovvero le concessioni e la legge Bolkestein Giulio Tremonti, partendo dall’assunto che “non è materia di cui oggi ho responsabilità e di cui mi occupo”, ricorda che la legge “era ispirata a un’idea di libertà di mercato europea, di movimento di capitali da una nazione all’altra, non all’interno dei confini nazionali”, che “è stata deviata dalla burocrazia in un delirio del potere regolatorio“.

A fronte delle dichiarazioni del Quirinale, Giulio Tremonti sostiene di capirne le posizioni, evidenziando tuttavia che “le richieste di Bruxelles sono oggi superate della storia, rappresentano il relitto di un’Europa passata. Capisco i vincoli e i rilievi, ma stiamo parlando di un mondo che non riflette più le esigenze e lo spirito di un’Europa che deve guardare avanti”. Tuttavia, all’interno dell’Unione Europea, sostiene ancora Giulio Tremonti, “la produzione di regole continua per stupidità, senza capire che la storia sta facendo una curva drammatica. L’Europa”, invita in chiusura, “non può essere più solo mercato, ma deve essere confini, tradizioni, valori“.