Giulio Tremonti, presidente Aspen Institute Italia, è intervenuto in qualità di ospite ai microfoni di “Accordi e Disaccordi”, trasmissione in onda sull’emittente “NOVE”. L’ex ministro è stato interpellato a proposito della guerra in Ucraina e ha voluto rimarcare l’importanza di considerare quella porzione territoriale come “un luogo tragico della storia. Da quella parte dell’Europa, dai Balcani verso Est, da secoli si produce più storia di quella che si consuma in loco, e la si esporta. La storia fondamentalmente va riletta, vista, intesa nella sua tragica gravità”.



A giudizio di Tremonti, “l’ordine della globalizzazione si è rotto con la pandemia, che ne ha hackerato il software. Ha tolto il pensiero unico, la visione artificiale del mondo. La storia sta tornando con interessi arretrati e ci saranno altri conflitti. Certamente, su questo aspetto le classi dirigenti dell’Occidente sono giunte con un tragico ritardo. Dopo avere letto il comunicato fatto dai grandi dell’Occidente nel giugno scorso, ho tratto l’idea che fossero dei semplici turisti della storia”.



GIULIO TREMONTI: “LA CINA NON HA INTERESSE NEL RADICALIZZARE LA ROTTURA DELL’ORDINE GLOBALE”

Nel prosieguo del proprio intervento ad “Accordi e Disaccordi”, Giulio Tremonti ha evidenziato che la Cina è stata fino a pochi anni fa una grande potenza mercantile senza alcuna proiezione geopolitica. Poi, la Via della Seta e i cambiamenti della Costituzione l’hanno portata a diventare anche una potenza geopolitica: “Resta pur sempre una potenza economica, ma non credo abbia interesse nell’occupare ciò che non è nel suo perimetro – ha chiarito l’ex ministro –. La Cina ha enormi problemi demografici e, inoltre, non ha una logica di potenza politica, non è imperialista. Credo che abbia molti problemi economici interni e per questo stia cercando il nemico esterno. Per Putin è stata l’Ucraina, per la Cina potrebbe essere Taiwan. Io poi non faccio il virologo che sa tutto e parla di tutto, ma non credo che la Cina abbia un interesse nella radicalizzazione della rottura dell’ordine globale, perché per il Paese del Dragone il commercio è fondamentale”.



Infine, Giulio Tremonti ha asserito che “la posizione della Russia è quella scritta da Putin sul Financial Times. I valori morali dell’Occidente sono decadenti, quelli russi sono rinascenti: si tratta di una specie di Mein Kampf, di una posizione di rigidità assoluta, creata forse dalla necessità. Finché resta una simile ideologia, io vedo difficile un dialogo”.