Dal Recovery Plan al caos burocrazia, Giulio Tremonti a tutto tondo ai microfoni di Stasera Italia. L’ex ministro ha esordito parlando della situazione all’interno del Centrodestra: «Io penso che le amministrative uniranno, non può essere che unione, e che le politiche porteranno comunque all’unione. Ho sempre visto che la prospettiva della vittoria unisce, solo la prospettiva della sconfitta divide. A parte le formule ed i tempi che saranno applicati, vedo una grande unità nel Centrodestra».



Passando a temi economici, Giulio Tremonti ha evidenziato: «Il piano presentato dall’Italia in Ue è il più grande, è colossale con una quantità infinità di impegni. Cinque tomi con tutto quello che bisogna fare nei prossimi cinque anni e bisogna applicare tutto nella legge italiana. Nella Gazzetta Ufficiale ci sono trenta metri di regola ma è preceduta da due decreti leggi che compongono un blocco sconfinato di norme. E questo è solo il principio: si annunciano 42 riforme. Io ho l’impressione che non si valuti quello che sta succedendo, l’effetto terrificante che sarà prodotto da questa infinita produzione di leggi e quindi di blocchi».



GIULIO TREMONTI: “SI STA SEGUENDO LA VITA PER BLOCCARE L’ITALIA”

«L’economia deve ripartire parte dal semplice, non dall’infinità complessità di centinaia di metri di regole. Io penso che gli italiani debbano applicarsi al Recovery Plan, sono assolutamente a favore di quello, ma questa non è la via per fare ripartire l’Italia. Quella che si sta seguendo è la via per bloccare l’Italia», il monito di Giulio Tremonti, che ha ribadito: «L’amministrazione deve essere completata e aggiornata, ma non c’è tecnico che tenga se deve applicare chilometri di regole». Giulio Tremonti ha poi parlato della pandemia e della gestione dell’emergenza sanitaria: «Fino al 2001 la spesa sanitaria italiana era nella media europea, anzi un po’ superiore. Se è stata tagliata, è stata tagliata dopo e da altri. La tragedia dell’epidemia da noi è stata causata soprattutto dall’errore politico di considerare solo l’aspetto sanitario e non anche l’aspetto di polizia, di confini, di edifici, di esercizi pubblici, quello che nella Costituzione si chiama profilassi internazionale. Era fondamentale una visione complessiva e non un po’ di caos che è stato fatto. Bisogna riconoscere quanto è stato fatto dai sanitari, dalla Protezione civile, dai servizi sociali».

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