Marco Biagi, giuslavorista emiliano ucciso nel 2002 da un commando di terroristi appartenenti alle Nuove Brigate Rosse, mentre era in corso la stesura della riforma da lui promossa e tesa a una maggior flessibilità dei contratti di lavoro, è stato ricordato dal nipote, Giulio Venturi, sulle colonne del quotidiano “La Nazione”. “Sono trascorsi ventuno anni da quando ho visto Marco Biagi l’ultima volta – ha esordito Venturi –. Era una sera di inizio marzo, io lui, mia mamma e mio nonno di ritorno da messa a San Giovanni in Monte. Noi due davanti a parlare dell’incidente che mi era capitato in moto pochi giorni prima e del mio amico Niccolò Galli, giovane promessa della Nazionale italiana di calcio e del Bologna prematuramente scomparso un anno prima a seguito di un tragico schianto in motorino al ritorno dagli allenamenti a Casteldebole”.



Con Marco Biagi, ha spiegato il nipote, si poteva discorrere di tutto e in lui si percepiva ogni volta un interesse sincero verso la vita degli altri e il loro modo di essere. Teneva a essere presente nelle esistenze di tutti, nonostante la frenesia del suo quotidiano, scandito da mille impegni per via della sua professione. Per lui, i suoi genitori, sua sorella e la sua famiglia venivano prima di qualunque altra cosa, tanto da indurlo a separare il lavoro a cui dedicava tutte le sue energie (e a cui non avrebbe mai rinunciato) dalle cose importanti della vita, gli affetti familiari in primis.



MARCO BIAGI, IL NIPOTE GIULIO VENTURI: “MIO ZIO DOVREBBE ESSERE STUDIATO NELLE SCUOLE IN MODO PIÙ APPROFONDITO”

Nel prosieguo del suo intervento su “La Nazione”, Giulio Venturi ha sottolineato di essersi domandato ripetutamente negli anni come si sarebbe comportato suo zio Marco Biagi e cosa avrebbe fatto al posto suo in determinate situazioni. “Sono cresciuto ispirandomi alla sua figura in un mondo sempre più privo di valori e tutt’oggi rappresenta un faro nella mia esistenza – ha affermato –. Pensare al suo metodo comparatistico, alla sua lungimiranza nelle riforme, alla sua schiettezza equilibrata, credo dovrebbe essere d’esempio per intere generazioni di giovani che si trovano spaesati davanti a un mondo che cambia alla velocità della luce”.



Tanto che Giulio Venturi è convinto che suo zio Marco Biagi dovrebbe essere studiato nelle scuole “in modo molto più approfondito, per impedire che contrapposizioni ideologiche come stiamo assistendo in questi giorni sfocino in atti di violenza incontrollabili. Marco è stato definito un eroe, uno dei figli migliori di questo Paese, eppure lo Stato non ha voluto proteggerlo, sottraendolo di fatto a tutti quelli che gli hanno voluto bene”.