La compagna di vita di Giuni Russo si scaglia contro Donatella Rettore dopo l’intervista rilasciata a Vieni da me. Maria Antonietta Sisini dichiara all’AdnKronos che non ebbero alcun contatto negli ultimi anni di vita di Giuni Russo. La produttrice e principale collaboratrice della cantautrice, nonché sua compagna per 36 anni, spiega infatti che «Rettore non ha visto né sentito Giuni negli ultimi anni». La donna si è sentita quindi «costretta» a intervenire e a rompere il suo riserbo sulla malattia dell’artista, di cui porta avanti l’eredità artistica. «Mi riferisco alle dichiarazioni di Donatella Rettore nella trasmissione Tv “Vieni da me” di Rai1». Sisini ribadisce che Donatella Rettore «non ha visto ne sentito Giuni negli ultimi anni». E spiega che non si è sottoposta alla chemioterapia nel 2004, visto che aveva smesso di farla nel 2003. «Dopo le sedute di chemio non aveva nessuna voglia di parlare al telefono con chicchessia».



GIUNI RUSSO, LA COMPAGNA CONTRO DONATELLA RETTORE

La storica compagna di Giuni Russo ribadisce di averla assistita con la collaborazione della Vidas, a cui manda i suoi ringraziamenti. «Grazie alle loro cure Giuni non ha sofferto», spiega all’Adnkronos. La musicista e scrittrice, che dopo la morte di Giuni Russo si è dedicata a tutelarne l’eredità artistica con l’Associazione Giuni Russo, preferisce non andare oltre. «Perché ho sempre tenuto il riserbo che Giuni merita». Ma cosa ha detto Donatella Rettore per scatenare la reazione di Maria Antonietta Sisini? A “Vieni da me” aveva dichiarato: «Ho accompagnato Giuni Russo attraverso l’estate del 2004, non mi è piaciuto che abbia sofferto così tanto. Secondo me bisogna lasciare una libera scelta a chi vuol soffrire fino all’ultimo e a chi se ne vuole andare con dolcezza». Inoltre, ha raccontato che Giuni Russo la chiamava dopo le sedute di chemioterapia. E questo l’ha spinta ad una riflessione sul fine vita. «Non mi è piaciuto che abbia sofferto così tanto. Secondo me bisogna lasciare una libera scelta a chi vuol soffrire fino all’ultimo e a chi se ne vuole andare con dolcezza».

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