«Il Csm è un verminaio», non usa mezzi termini l’ex braccio destro di Giovanni Falcone, il giudice Giuseppe Ayala per anni pm antimafia e oggi attento osservatore di tutte le pessime dinamiche che attraversano il mondo della magistratura. Oggi è vicepresidente della Fondazione Giovanni Falcone e gira le scuole per portare la memoria della sua guerra alla mafia: nell’intervista odierna a “Il Riformista” Ayala prosegue nel “demolire” l’impianto di correnti presente da troppo tempo nel mondo di Csm e Anm dopo aver definito solo qualche giorno fa i giudici come pessimi «scopiazzatori della peggiore politica». Il caso Palamara e il terremoto ancora in corso sulle varie intercettazioni legate a svariati altri magistrati e politici di area centrosinistra sconvolge tutti, Ayala compreso: «Non conoscevo da vicino i modi di fare di certi personaggi rappresentativi del Csm. Ma sostengo da anni che il Csm è il peggior nemico dei magistrati. Il ministro della Giustizia Vassalli una volta disse: ‘Ogni Csm riesce a essere peggiore del precedente’. E questi tempi non fanno eccezione. E’ emerso un verminaio».



AYALA, FALCONE E LE CORRENTI DEL CSM

Ricordando il pensiero di Giovanni Falcone in merito al tema delle “correnti” nella magistratura, Giuseppe Ayala ricorda con dolore: «Giovanni lo diceva nel 1988 ‘Se i valori dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura sono in crisi, questo dipende in maniera non marginale dalla crisi che da tempo investe l’associazione dei giudici, rendendo l’Associazione nazionale dei magistrati un organismo diretto alla tutela di interessi corporativi. Le correnti dell’Anm si sono trasformate in macchine elettorali per il Csm e quella occupazione delle istituzioni da parte dei partiti politici, che è alla base della questione morale, si è puntualmente presentata in seno all’organo di governo della magistratura, con note di pesantezza sconosciute anche in sede politica’. Io non ho l’autorevolezza di Falcone, ma penso la stessa cosa». Sempre al Riformista, il magistrato per anni a fianco di Borsellino e Falcone contro la mafia a Palermo svela una certa quale “tradizione” che certi magistrati impostano ad un certo punto della loro carriera: «ci sono dei colleghi che facendo i magistrati, seguono una carriera parallela. Usano la carriera di magistrato per assumere ruoli di potere. Sto pensando a un nome che non farò, ho certamente in mente qualcun altro alla Palamara. E potrei mettere giù un elenco. Non c’era solo Palamara, ma diciamo che si era conformato bene a questa logica della carriera parallela».



DA PALAMARA A DAVIGO

Con questo Ayala non intende “difendere” Palamara, tutt’altro, ma riconosce come in tutta questa vicenda attorno al Csm «lui ci è incappato perché aveva il trojan nel telefono, ma penso che altri Palamara ce ne sono. E chissà quanti. Lo strapotere delle correnti è un problema strutturale. Ma tengo anche a dire che la magistratura è fatta da donne e uomini che ogni giorno vanno a svolgere il proprio lavoro con serietà e sobrietà». Chiudendo l’intervista, non sfugge un piccolo commento sull’ex collega Piercamillo Davigo, ad oggi autentico “dominus” nel nuovo Csm post-terremoto “1” Palamara (e non coinvolto nel gran bailamme dell’ex Presidente Anm): «E’ un uomo molto intelligente che si è andato radicalizzando negli anni. Questa sua frase per cui ‘Non vanno aspettate le sentenze’ è una frase che non devi dire, se fai il magistrato».

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