Il professor Giuseppe Bertagna, pedagogista e docente dell’università di Bergamo, è stato intervistato ieri dai microfoni del programma di Rai News 24, Parliamone. Le prime parole sono state per le proteste delle ultime ore degli studenti, nei confronti della maturità 2022: “Le preoccupazioni degli studenti sono comprensibili – dice Bertagna in diretta tv – è sempre un motivo di sorpresa e attesa. Io farei agli studenti una specie di informazione. Sono esattamente 25 anni che le maturità sono facilitate. Parentesi, l’esame di maturità non è più di maturità da 25 anni o poco meno, ma continuiamo a chiamarlo tale in realtà non è così, infatti si chiama esame di stato. E’ una specie di presa d’atto di una realtà che un tempo valutava la maturità, ma oggi valuta altre cose. Se vediamo in questi anni, faccio l’esempio del 2008, quando diedero 1000 euro agli studenti che prendevano la lode agli esami di stato con 100, oggi siamo ridotti ad una paghetta di poco più di 50 euro a cranio, il che vuol dire che il processo di crisi della valutazione dell’esame di stato non è di adesso”.



Poi ha proseguito: “Gli studenti devono capire che non è stato facilitato l’esame di stato dallo scorso anno, sono dentro un processo che ha bisogno di un profondo senso di riforma. A loro dico abbiate fiducia nella comprensione dei prof e delle prove stesse, ma confrontatevi con questa prova. Siete usciti da tre anni effettivamente disastrati, avete richiesto il ritorno in presenza, è assurdo adesso non accogliere la presenza come sfida, una crescita fuori dal comune, quindi credo avranno tutte le opportunità di condividere queste valutazioni quando valuteranno le votazioni che avranno”. Si è parlato poi della Dad, che ha falcidiato gli ultimi tre anni di scuola degli studenti di ogni grado: “La dad una grande perdita di apprendimento, ha quasi bruciato il valore innovativo del digitale, è stato ridotto a dad senza far capire che non può più esistere una presenza oggi nelle aule e nei rapporti sociali, senza la distanza del digitale, senza un uso intelligente, proattivo, di maturazione del digitale, che non ha bisogno del fare le stesse cose a distanza di ciò che si fa in presenza. Noi abbiamo fatto questi errori. Non guardiamo il passato e immaginiamo il futuro e mi piacerebbe che anche all’esame di stato si potesse immaginare l’uso di materiali digitali e far capire che il digitale è dentro la didattica in presenza”.



GIUSEPPE BERTAGNA: “BISOGNA RITROVARE IL SENSO DELLA PAROLA MAGISTER”

E ancora: “La decrescita degli apprendimenti è una costante degli ultimi decenni, oggi siamo ridotti a tradurre in lingua corrente non Dante e la Divina Commedia ma I Promessi Sposi, non ci sono più le lettere in corsivo, oggi si innamorano con Whatsapp, così come i licenziamenti, non c’è più il ritmo della scrittura. Chi scrive bene e chi legge bene, pensa bene e fa bene, diceva mia mamma: oggi la sostanza è la stessa, quindi non è un processo degli ultimi momenti”. Il pensiero di Bertagna sui professori: “Per recuperare bisogna riscoprire il valore della magisterialità. Gli insegnanti non sono impiegati ne dispensatori di notizie e conoscenze, gli insegnanti devono essere persone che fanno un’interolucuzione profonda e tutto campo con gli studenti e che recuperano il significato che c’è dentro la parola magister, maestro. Se non c’è ciò tutta la scuola è una socializzazione spesso più negativa che positiva. Si va a scuola per fare un percorso agogico dove i ragazzi sono innalzati ma sostenuti da un rapporto interpersonale profondo che aiuta a guardare le cose e a giudicarle, a trovare gli strumenti opportuni. Oggi il docente deve essere un tutor degli studenti, questo è un inizio di un percorso”.



Chiusura dedicata ai numerosi episodi di violenza giovanili e di baby gang degli ultimi due anni: “Escalation baby gang figlia della pandemia? Credo in parte di sì ma non l’attribuirei solo a quello, ha radici molto profonde. E’ vero che oggi perfino la scuola si trova disarmata davanti a queste situazioni. L’adrenalina deve essere indirizzata verso fini positivi e questo ha bisogno di una riscoperta del lavoro e dell’esperienza operativa che si fa insieme, forse se questi ragazzi fossero abituati a fare esperienze operative accompagnati da persone che assicurano una formazione, forse potrebbero scaricare molte delle tensioni e indirizzarle verso il raggiungimento di obiettivi positivi invece che mera aggressività. Una sfida che può essere vinta solo con l’educazione”.