Chi è Giuseppe Radames Bertè, padre di Mia Martini e Loredana Bertè

Mia Martini ha avuto una vita molto difficile, segnata soprattutto dal rapporto con il padre, Giuseppe Radames Bertè. Nato nel 1921 a Villa San Giovanni (Reggio Calabria), fece studi classici e diventò professore di latino e greco. Trasferitosi nelle Marche per motivi di lavoro, insegnò a lungo presso l’Istituto Magistrale “Alberico Gentili” nel comune di San Ginesio, per poi diventare preside ad Ancona. Sua moglie, Maria Salvina Dato (1925–2003), nativa di Bagnara Calabra, dalla quale ebbe – oltre a Loredana e Domenica (detta Mimì) – anche Leda e Olivia, faceva la maestra elementare. La carriera di preside lo portò successivamente in Lombardia, dove lavorò presso vari istituti. Le dure parole espresse da Loredana Bertè negli ultimi anni sono state anche confermate dalla sorella Leda: “Ho letto quello che ha raccontato, e me l’aspettavo. Non era possibile che tutto questo fosse messo a tacere”, disse. L’unica a difenderlo fu la terza delle sorelle Berté, Olivia: “Mio padre non è un mostro, è una persona normale. Parlano senza sapere, Mimì si era riavvicinata a mio padre nell’ultimo periodo, tanto da andare ad abitare vicino a lui. I rapporti tra loro erano intensi, di amicizia, anzi, di amore”. Giuseppe Radames Berté è scomparso il 6 ottobre 2017 all’età di 96 anni a Cavaria con Premezzo, in provincia di Varese.



Loredana Bertè e le roventi accuse al padre “mostro”

Loredana Bertè ha accusato il padre di aver ucciso la sorella, Mia Martini: “Quando mi chiedono perchè sia così sicura che sia stata lui ad uccidere mia sorella, resto in silenzio, anche se avrei voglia di urlare. Lo so, è andata così. La scena me la sono immaginata tante volte. Lui che apre la porta, la trova a fumare una canna e inizia a picchiarla selvaggiamente. L’ha ammazzata di botte. Quando l’ho vista nella bara era piena di lividi“. Nella sua autobiografia ha poi aggiunto: “Era il mostro che avanzava in silenzio. Era l’uomo nero delle favole. Era il cattivo, il vigliacco che chiudeva la porta per non rischiare che qualcuno lo vedesse. Il porco che aveva un fremito. Il bastardo che sentiva un lampo di piacere. Noi e lui. Soli finalmente. Avevo cinque anni, ero terrorizzata. In canottiera, il padre si metteva comodo e si toccava, nella nostra stanza. Io e Mimì eravamo sveglie, ma facevamo finta di dormire“.

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