La morte del giornalista Giuseppe Catalano, trovato senza vita nella sua auto nelle campagne di Sant’Oreste, vicino Roma, è stato al centro della nuova puntata di Storie Italiane. La penna de L’Espresso in passato si era occupato di terrorismo e servizi segreti e il ritrovamento appare oggi ancora più misterioso. I Carabinieri stanno cercando di ricostruire le ultime ore di vita dell’uomo dal momento che il caso avrebbe assunto i contorni del giallo: che ci faceva lì da solo? Come mai la sua rubrica era vuota, come se il cellulare fosse stato cancellato? Sicuramente si tratterebbe di uno strano incidente. Insieme all’inviato del programma di Rai1, anche l’uomo che per primo si è accorto della presenza dell’auto in fiamme e il cadavere vicino. Il giornalista si trovava a circa 50 metri dalla vettura. Secondo quanto emerso, Catalano non era solito memorizzare i numeri di cellulare anche se in tasca gli è stato trovato il numero di telefono di un antennista che avrebbe chiamato proprio la sera precedente al quale aveva detto di essersi perso. Ma cosa ci faceva un uomo di notte in un posto così isolato? In merito all’auto, questa sarebbe stata trovata con la parte anteriore verso la montagna: come è arrivata fino a quel punto? Il dubbio è che il giornalista possa essere stato colpito da un malore.



GIUSEPPE CATALANO GIORNALISTA TROVATO MORTO: TUTTI I DUBBI

Stando a quanto ricostruito, Giuseppe Catalano si trovava a pochi metri dall’auto bruciata. Ad intervenire alla trasmissione di Rai1 sottolineando le stranezze del caso è stato anche Ezio Denti. “Interessante è la posizione dell’auto”, ha spiegato, “una posizione anomala. Il fatto che il cellulare fosse sprovvisto di rubrica, tramite un’analisi forense sarà possibile stabilire se è stato cancellato qualcosa. Potrebbe però accadere in soggetti che poco usano il telefono, ma è importante capire il meccanismo di cosa accaduto, ad esempio se quella macchina ha fatto un’inversione. Occorre poi capire se la vettura ha preso fuoco per un problema meccanico perchè mi lascia perplesso la posizione del corpo, in posizione di protezione cioè gambe strette e braccia sul dorso. E’ tutto da vedere, non lascerei nulla di intentato perchè è veramente strana come situazione”, ha proseguito. Gli elementi che fanno dubitare ad una ipotesi di reato sono numerose, dall’incidente all’omicidio stradale fino al delitto volontario. Tra le indiscrezioni emerse nel corso del programma, anche il dubbio che nell’auto potesse esserci una seconda persona. Il procuratore di Tivoli starebbe ampliando le indagini a 360 gradi.

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