Giuseppe Cavo Dragone, capo di stato maggiore della Difesa e prossimo Presidente del Comitato Militare della NATO, a Cinque Minuti di Bruno Vespa, ha commentato ciò che sta accadendo tra Israele Hamas. “Il rischio di una espansione della guerra ovviamente c’è sempre e va monitorato con attenzione”, ha premesso l’esperto.



I gruppi potenzialmente interessati a schierarsi dalla parte di Hamas infatti sono numerosi. “Il baricentro degli eventi è Gaza, ma attorno, quasi a 360 gradi, ci sono Hezbollah, ci sono milizie filo-iraniane in Siria e in Cisgiordania e c’è il PMF in Iraq. Israele è circondato, c’è solo la parte mare che gli dà un po’ di respiro. In base a quanto abbiamo rilevato, però, attualmente non sembra che ci sia la volontà escalatoria di aprire un altro fronte, sia da parte di Hezbollah che dalle altre entità. La sensazione è che si voglia rimanere sotto soglia. Non si può comunque escludere nulla”.



Giuseppe Cavo Dragone: “Hezbollah ora non vuole entrare in guerra”. Il commento

La situazione a livello mondiale è ricca di tensione, non soltanto in relazione ad Israele. Ne è consapevole l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. “Due guerre in corso adesso, una in Europa e l’altra in Medio Oriente, ci dimostrano che è necessario che le forme armate facciano il proprio ruolo, impegnandosi a stabilizzare le aree di crisi e garantire la sicurezza dei concittadini, di coloro che ci vengono affidati. È importante inoltre dare un segnale forte nell’ambito del rispetto di quei valori della Costituzione a cui noi ci ispiriamo”, ha sottolineato.



È quello che stanno facendo i militari italiani. “I 1000 soldati presenti sul territorio hanno da portare avanti una missione dell’ONU, per cui sono coinvolte in tutto 48 Nazioni. Il loro obiettivo è di osservare che il cessate fuoco fra Libano e Israele sia effettivo, di addestrare le forze armate libanesi regolari, di tutelare il personale civile in quella fascia, che vede nelle truppe UNIFIL una garanzia. Esse sono eventualmente pronte ad accogliere queste persone nei propri campi, portandoli al limite della capienza”.