Giuseppe Cimarosa, il cugino di Matteo Messina Denaro
Nella lunga trafila di testimonianza che riguardano la vita e la latitanza di Matteo Messina Denaro, l’ex boss di Cosa Nostra latitante da oltre 30 anni ed arrestato l’altro ieri, particolarmente sentita è stata quella di suo cugino, Giuseppe Cimarosa. Figlio della figlia della sorella della madre del boss, ha sempre ripudiato, con sua madre, l’appartenenza al clan dei Denaro, con cui erano “purtroppo” imparentati, commenta la madre di Giuseppe a Repubblica.
Intervistato dal quotidiano italiano, il cugino di Messina Denaro, Giuseppe Cimarosa, racconta che la parentela con il boss “mi ha rovinato l’infanzia e l’adolescenza”, era per lui “come uno stigma”. “A scuola i miei compagni di classe parlavano con ammirazione” del suo pro zio, “lo consideravano un mito”. Ma, dal canto suo, per lui “non c’era niente di cui vantarsi. Avevo conosciuto la storia di Peppino Impastato ed era lui il mio punto di riferimento ideale”, racconta. In quel periodo per Giuseppe Cimarosa, “è iniziato il conflitto profondo con mio padre”, anche lui nel giro di Cosa Nostra. “Lo hanno arrestato per la prima volta quando avevo da poco compiuto 15 anni”, ricorda, e scontò “5 anni ingiustamente” per un reato non commesso, perché “così fu ritenuto affidabile e venne nuovamente assoldato”.
Cimarosa: “Da anni vivo nell’ansia di venire ammazzato”
Il cugino di Messina Denaro, Giuseppe Cimarosa, racconta a Repubblica di aver rifiutato a testa alta la protezione testimoni “nel 2013, quando mio padre ha iniziato a collaborare con la giustizia”. Una scelta fatta perché “ho preferito la libertà e rimanere a casa mia“. “Io mi chiamo Giuseppe Cimarosa. Ho una mia identità di persona onesta che ho costruito negli anni e con fatica” e non è intenzionato ad abbandonarla “per colpa di Matteo”, ma avverte anche che “non sono un eroe, ho pagato un prezzo”.
“Sono dieci anni che viviamo con l’ansia di essere ammazzati a colpi di pistola o con una bomba“, racconta Giuseppe Cimarosa, cugino di Messina Denaro a Repubblica, parlando del prezzo che ha pagato per la sua scelta di ripudiare il boss. “Dopo la morte di mio padre, la sua tomba è stata distrutta due volte e già questo è un segnale”, ma se gli avessero fatto del male, “mi avrebbe trasformato in un martire. Tanto ci pensavano gli altri, a farmi vivere l’inferno sulla terra”. Quegli altri che avrebbero abbandonato Giuseppe Cimarosa dopo le condanne e dopo che si scoprì la parentela con il super latitante di Cosa Nostra.