Giuseppe Cionfoli, ex frate francescano che salì alla ribalta delle cronache al Festival di Sanremo 1982, al quale si classificò al quarto posto con la canzone “Solo grazie” (fu superato in classifica solo da Riccardo Fogli, Al Bano e Romina e Drupi, ndr), ha rilasciato un’intervista ai colleghi de “La Verità”, pubblicata sull’edizione del quotidiano in edicola oggi, martedì 10 agosto 2021. Un’esperienza insolita, la sua, cresa possibile dal lasciapassare concesso da padre Pasquale Rywalski, 69° ministro generale dell’Ordine dei frati minori cappuccini, ma non replicato l’anno seguente dal 70° ministro, monsignor Flavio Roberto Carraro, che chiese a fra’ Giuseppe di scegliere tra il convento e l’Ariston.
Dopo qualche tempo, il frate cantautore appese il saio al chiodo e si dedicò all’esperienza musicale, tornando a Sanremo con “Shalom” e classificandosi undicesimo. Una scelta “agevolata” anche da alcune tensioni con i confratelli: “Fra’ Benedetto, il cuoco, proprio benedetto forse non era – ha ricordato Cionfoli –. Poi, c’era fra’ Corrado, che andava e veniva da una casa di cura per problemi mentali. Un giorno si accorsero che mancavano posate e bicchieri. Fui accusato del furto. In realtà, poi si scoprì che era stato fra’ Corrado a buttarli in una tomba del vecchio cimitero”. Questo e altri episodi di minacce indussero Giuseppe Cionfoli a seguire un’altra strada.
GIUSEPPE CIONFOLI: “UN RAVE PARTY NON CI AVVICINA A DIO”
Nel prosieguo del suo intervento sulle pagine de “La Verità”, Giuseppe Cionfoli ha spiegato come riuscì ad approdare a Sanremo grazie alla segretaria di Pippo Baudo, che notò il suo talento straordinario. Solo che, quando monsignor Carraro lo mise di fronte a un bivio e fra’ Giuseppe gli disse di essere disposto a firmare un contratto dichiarando che nei concerti lui predicava, il primo fu irremovibile. Ecco allora che per Cionfoli iniziò una vita totalmente nuova, fatta di una notorietà eccessiva: “Le persone in auto, nel vedermi, tamponavano. Seppi che qualcuno, a casa, aveva fatto gli altarini con sopra la mia immagine. Troppo. Non avrei potuto fare la vita di Michael Jackson. A me piace fare la spesa”.
La Fede, però, non si è mai attenuata, anzi: si è addirittura rafforzata: “Ringrazio Dio perché mi ha dato la vita. Sono partito da un piccolo paese per cantare a tutti e diventare una persona migliore. La musica avvicina al divino, a patto che non sia un rave party“. Poi, alcune riflessioni sull’Aldilà: “Quando esaliamo l’ultimo respiro entriamo in un tunnel, in fondo vediamo la luce. Quella luce è Dio. Cos’è l’inferno? È sapere che quella luce non potrai rivederla mai più”.