Giuseppe Conte a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata a Quarta Repubblica. Il nuovo leader del Movimento 5 Stelle ha esordito così: «Il M5s ha espresso una grande forza d’urto, necessaria per rinnovare il sistema politico italiano. Ci sono momenti in cui bisogna essere decisi, con toni duri e vivaci. Ora viviamo un nuovo corso, io interpreto il nuovo corso: è il momento di dare una spinta propulsiva verso gli anni a venire».



Giuseppe Conte s’è poi soffermato sulla fine dell’esperienza a Palazzo Chigi e sulla querelle della caccia ai voti per il Conte-ter: «Sono uscito da Palazzo Chigi col sorriso, non era un sorriso falso, ma un sorriso di chi fino all’ultimo ha cercato di assolvere il suo compito con disciplina e onore. Ricerca del voto in Parlamento? Lei (Porro, ndr) ha parlato solo di Ciampolillo, ma non del voto di Liliana Segre. Mi sembra ingeneroso costruire un attacco a Ciampolillo. Io non ho lavorato nei corridoi o nelle segrete stanze per costruire maggioranze alternative, ho fatto tutto in Parlamento. Italia Viva aveva iniziato a remare contro il governo e non ci consentiva di andare avanti».



GIUSEPPE CONTE SUL PASSAGGIO DALLA LEGA AL PD

Nel corso dell’intervista, Giuseppe Conte ha rivendicato i risultati ottenuti dal suo governo: «È molto complicato questo passaggio della nostra storia. C’è un’emergenza sanitaria ed economica, ma oggi abbiamo una prospettiva di crescita economica grazie al 6%. C’è un tecnico rimbalzo, ma qui siamo ben oltre il rimbalzo, ci sono economisti che ci riconoscono di aver messo in piedi un sistema di protezione economico-sociale molto forte».

Molte le critiche recapitate a Giuseppe Conte per il repentino passaggio dall’alleanza con la Lega a quella con il Pd: «Non l’avrei mai immaginato neanche io, come non avrei mai immaginato di diventare premier. Io mi ero reso disponibile come ministro di un governo M5s. Quando c’è stata la fine dell’esperienza del Conte I, con M5s e Pd si è ritenuto che io fossi la persona più indicata per quella nuova stagione. Non fui solo mero recettore di un contratto, ma sedetti al tavolo per la formazione del governo e del programma. Il Conte II ha espresso una politica economica-sociale che io stesso ho contribuito a realizzare».



GIUSEPPE CONTE TRA DECRETI SICUREZZA E ARCURI

Giuseppe Conte ha poi analizzato la giravolta sui decreti sicurezza, prima firmati da premier e poi modificati insieme al Pd: «Io in assoluta sincerità, non riesco a dire cose non vere. Quei decreti furono portati da Salvini e discutemmo molto, c’erano molte cose che ritenni inaccettabili. Furono modificati. La Lega ha fatto dell’immigrazione un cavallo di battaglia, ma alcuni aspetti non li condivido. Però c’è un compromesso, ti confronti e ottieni delle modifiche. Draghi non fa molti compromessi con Salvini? Evidentemente è più abile di me».

«Io con Salvini non ho problemi personali, è anche una persona simpatica e gradevole, ma sulla politica sull’immigrazione gli chiesi di migliorare il sistema dei rimpatri. Su questo non ci ha aiutato molto. Sul piano europeo non ha partecipato a molti consigli Ue», ha aggiunto Giuseppe Conte, per poi difendere a spada tratta l’ex commissario Domenico Arcuri: «Ci siamo ritrovati da un giorno all’altro con la pandemia. La prima riunione l’abbiamo fatta di nuovo nella sede della Protezione civile e ci siamo resi conto della gravità. Non sapevamo nulla, l’unica esperienza era in Cina ma non ci arrivavano i dati. Abbiamo capito che servivano mascherine e macchine respiratorie, Arcuri ci ha permesso di recuperare subito tutto. Gli ho chiesto una cortesia per il Paese, di dedicarsi anima e corpo per salvare l’Italia. Primule? Sono state date cifre completamente sbagliate. E cosa c’era di male? Questa è polemica politica. Ad Arcuri dissi: “Si ricordi, ora io gli chiedo di aiutarmi a salvare il Paese ma lei non avrà riconoscenza, vedrà che la tratteranno duramente e così è stato”».