Giuseppe Conte ha detto sì al Mes, deve solo decidere quando e come comunicarlo. Parola di Dagospia, il portale di Roberto D’Agostino, all’attacco del premier che solo il 10 aprile scorso tuonava: “Mes? L’Italia non ne ha bisogno. Alcuni Paesi che sono con noi ritengono il Mes confacente ai loro bisogni. L’Italia accetta di discutere su un Mes non condizionato. Si può attivare una linea nuova per le spese della sanità, ma non è un discorso che riguarda l’Italia. Strumento non adeguato. Noi siamo ambiziosi“. Secondo Dagospia, però, la realtà dei conti si è imposta sull’ottimismo della volontà: quei 36-37 miliardi che sarebbero destinati alle spese sanitarie senza condizioni servono eccome alle casse italiane. Dagonews segnala: “Se nelle prime settimane della crisi c’erano file chilometriche davanti ai supermercati, ora non si vedono più se non in qualche quartiere delle grandi città (per ragioni di densità abitativa più che di benessere economico). È un segnale preoccupante: gli italiani stanno limitando anche l’acquisto di cibo e generi di prima necessità. D’altronde in due mesi si sono visti solo i 600 euro per 3 milioni di autonomi, una cifra che a malapena copre un mese di affitto, niente a che vedere con l’Helicopter Money dispensato da USA e Germania, né con gli interventi predisposti dai paesi (Regno Unito, Giappone) che hanno banche centrali pronte a stampare“.
“GIUSEPPE CONTE HA DETTO SI’ AL MES”: DAGOSPIA ATTACCA
La strategia economica del governo per il momento sembra non pagare. Anche la “potenza di fuoco” annunciata da Conte sembra fare acqua da tutte le parti: “Per i famigerati 25mila euro “senza garanzie” serve comunque una mole di garanzie (documenti, dichiarazioni, ecc.) tanto gravosa da scoraggiare chiunque“. Le stesse banche non sembrano avere molto margine se è vero che Bankitalia e Abi “hanno parlato in coro: servono maggiori tutele per gli istituti davanti alle sicure insolvenze delle imprese. Il terrore è di finire in una situazione di scarsa liquidità, anche davanti alle ipotesi governative del prelievo non forzoso, quei bond a lunga scadenza pensati per “stanare” l’enorme risparmio privato degli italiani e investirlo nella ripresa del paese“. C’è però un “problemuccio” segnalato dal Capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone: “Quel risparmio non è che non è impiegato, è la base della liquidità delle banche che consente loro di effettuare interventi. Se lo togliamo, riduciamo la capacità di fare prestiti“. A questo si aggiungono i ritardi nella trattativa per il Recovery Fund, molti dei quali dipendono dalla modalità di finanziamento: saranno loans (prestiti) o grants (a fondo perduto)? Secondo la ricostruzione di Dagospia, dunque, il premier è all’angolo, “se ne è reso conto anche Di Maio, che attraverso il suo emissario Fraccaro controlla ogni mossa di Conte“. L’intervista in cui il ministro degli Esteri diceva di essere pragmatici (salvo poi ritrattare) apre di fatto la strada a Conte: in assenza di alternative Palazzo Chigi accetterà il Mes, anzi, lo ha già accettato. Perché, conclude Dagospia, “Primum sopravvivere, deinde philosophari…“