Nonostante il governo Conte sia caduto ormai da più di otto mesi c’è chi in Vaticano fa ancora il tifo per l’ex “avvocato degli italiani”. Secondo quanto riferito da Il Giornale infatti tra le mura della Chiesa c’è chi avrebbe apertamente mostrato le proprie simpatie nei confronti dell’ex premier, reputato come “affidabile” da diversi uomini vicini al Santo Padre. Se da parte di Papa Francesco e del cardinale Gualtiero Bassetti è arrivata la “promozione” a pieni voti dell’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi, oltretevere c’è chi pensa che il cammino di Giuseppe Conte non sia del tutto concluso.



Secondo quanto riferito da Francesco Boezi in un lungo articolo pubblicato tra le colonne del Il Giornale, l’ex premier vanta tra i corridoi della Santa Sede delle simpatie non di poco conto. Parliamo della cosiddetta “lobby cinese”, quella parte dell’alta diplomazia ecclesiastica che ha lavorato all’accordo Cina-Chiesa, un emisfero strutturatosi in ambienti noti all’ex presidente del Consiglio. Si tratta di quella Villa Nazareth dove Giuseppe Conte è conosciuto per i suoi trascorsi universitari, mura che lo hanno accolto e fatto crescere umanamente e culturalmente.



Giuseppe Conte, una lobby cinese in Vaticano che tifa per lui

I nomi dei grandi “tifosi” di Giuseppe Conte, attuale presidente del Movimento 5 Stelle, sono ben noti da mesi. Si tratta del compianto cardinale Achille Silvestrini, il segretario di Stato Pietro Parolin e il monsignor Claudio Celli. Secondo quanto si legge tra le colonne del Il Giornale il “contismo” ha fatto breccia nel Vaticano attraverso queste tre figure, che non è escluso abbiano alzato la cornetta del telefono per evitare la caduta del Conte bis nel passato. Amicizie e “spinte” di un certo livello per l’avvocato, che nel suo cammino come presidente del Movimento ha trovato “aiuto” dalla Chiesa.



Secondo quanto riferito da Boezi infatti il finanziamento da 3,5 milioni di euro ai grillini provenienti dal Venezuela potrebbero essere ulteriore prova della simpatia nei confronti di Giuseppe Conte. Proprio nel paese sudamericano ha sostato per anno monsignor Celli, inviato dal Papa durante la crisi Maduro-Guaidò. Le pacche sulle spalle di una parte del Vaticano al “contismo” potrebbero portare a una nuova frontiera della formula “giallorossa”?