Giuseppe Di Stefano, meglio conosciuto come Pippo, così come lo hanno chiamato sempre amici ma anche colleghi e fan, è stato uno dei più grandi tenori italiani, nonché uno dei cantanti più popolari e amati durante il dopoguerra. Nato nel 1921 a Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania, ha passato la sua giovinezza in quel di Milano, dove i genitori si erano trasferiti per cercare fortuna. Dopo un’educazione in seminario è stato indirizzato al canto dall’amico Danilo Fois, che lo portava spesso e volentieri alla Scala; in lui nacque così la passione per la musica e di conseguenza Giuseppe Di Stefano iniziò a prendere lezione da alcuni maestri, fra cui il baritono Luigi Montesanto, lezioni tra l’altro pagate dallo stesso Fois e dagli amici.



Nel 1938 vinse un concorso di canto a Firenze, ma allo scoppio della seconda guerra mondiale venne arruolato, e una volta finito il conflitto tornò a Milano dove riprese lezioni di canto e debuttò poi ufficialmente nel 1946 come protagonista di Manon, spettacolo tenutosi a Reggio Emilia. Fu l’inizio di una grande carriera, visto che nello stesso anno, dopo aver bruciato le tappe, inaugurò la stagione del Gran Teatre del Liceu di Barcellona sempre con lo stesso spettacolo. Nel 1947 fu la volta del debutto all’opera di Roma, poi il 15 marzo approdò alla Scala, e quindi nel 1948 al Metropolitan di New York, dove tra l’altro sarà presenza fissa fino al 1952.



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Nel frattempo, nel 1951, si era esibito a San Paolo, in Brasile, dove conobbe anche Maria Callas. In seguito Giuseppe Di Stefano girerà tutto il mondo, fra Vienna, Parigi, Buenos Aires, Rio de Janeiro, Città del Messico, San Francisco, Chicago, Johannesburg, ma anche Edinburgo, Londra, e tornando spesso e volentieri alla Scala. Nel corso degli anni ’60 iniziò a sfoltire un po’ i suoi impegni artistici, partecipando nel 1996 al Festival di Sanremo con “Per questo voglio te”, il cui testo è firmato da Mogol. Nel 1973 si esibì nuovamente con Maria Callas nella sua tournée mondiale, quindi nel 1980 sparì di fatto delle scene, esibendosi l’ultima volta nel 1992 alle Terme di Caracalla, come imperatore Altoum nella Turandot.

L’ultima apparizione in pubblico risale precisamente al 2004 a Oderzo, quando ricevette un premio: purtroppo: quello stesso anno segnò l’inizio della sua fine. Giuseppe Di Stefano non morì per cause naturali o a seguito di una malattia, ma dopo essere stato ferito in maniera grave durante un tentativo di rapina. Cercando di difendere il proprio in cane mentre si trovava nella sua casa di Diani, in Kenya, venne preso a randellate da alcuni ladri, che lo lasciarono a terra esanime e privo di sensi. Venne ricoverato d’urgenza presso l’ospedale di Mombasa, ma le sue condizioni, che inizialmente non sembravano destare particolare preoccupazione, si rivelarono più gravi di quanto previsto. Venne così operato tre volte e il 7 dicembre entrò in coma. Dopo un trasferimento al San Raffaele di Milano, venne “preso per i capelli”, ma quell’episodio segnò definitivamente il suo declino: Giuseppe Di Stefano rimase infermo e morì nella sua casa Santa Maria Hoè, presso Lecco il 3 marzo del 2008.