Giuseppe Di Taranto, professore emerito di Storia dell’Economia e dell’Impresa presso il Dipartimento di Impresa e Management della “LUISS Guido Carli”, è intervenuto ai microfoni di “Tg2 Post” nella puntata di martedì 21 settembre 2021. L’esperto ha commentato la situazione critica che si sta vivendo sul mercato occupazionale italiano, con particolare riferimento alla vicenda di Ita e Alitalia, in merito a cui il docente ha sottolineato che “non possiamo permettere un taglio da 10mila a 3mila posti di lavoro, né perdere hub italiani che finirebbero soltanto nelle mani delle compagnie tedesche e francesi”.
In questo momento, ha spiegato Di Taranto, siamo costretti a ricomprare ciò che era nostro e, di conseguenza, occorrerebbe “esaminare gli sbagli fatti in origine: L’Europa non ci può imporre certe restrizioni: un’analisi a mio giudizio è necessaria”. La questione è più che mai delicata e la soluzione si fatica decisamente a intravedersi all’orizzonte, tanto che, nel suo intervento successivo, il professore ha lanciato una proposta, nella speranza che possa essere colta dai vertici amministrativi del nostro Paese.
GIUSEPPE DI TARANTO: “L’ITALIA HA BISOGNO DI UNA NUOVA POLITICA INDUSTRIALE”
Come dicevamo, di fronte alle telecamere di “Tg2 Post”, Di Taranto ha provato ad approfondire la questione e a individuare una soluzione che potesse rivelarsi utile a traghettare l’Italia fuori dalle sabbie mobili nelle quali si trova, come la vicenda Ita e Alitalia, purtroppo, insegna. L’esperto ha asserito che, a suo parere, serve “una nuova politica industriale, in quanto non possiamo sanzionare tutte le multinazionali che vengono qui, altrimenti perdiamo gli investimenti esteri che creano occupazione, ma dobbiamo stare comunque molto attenti”.
Per essere maggiormente esaustivo e fare comprendere appieno la portata del suo ragionamento, il docente ha reso noto un dato piuttosto significativo, che lascia comprendere le difficoltà esistenti sul mercato del lavoro nello Stivale: “Soltanto col Governo Draghi dobbiamo ancora attuare 500 decreti… Pensate questo quadro quanti e quali dubbi può produrre a un’impresa che vuole investire in Italia”.