Loredana Bertè e il complicato rapporto con i genitori: in particolare con il padre padrone Giuseppe Radames Bertè. Non è mai fatto segreto la regina del rock italiano che in diverse occasioni ha sempre apostrofato il padre come un uomo violento e dispotico. Un padre padrone, proprio come cantava la sorella Mia Martini in una sua canzone. Stando a quanto raccontato da Loredana, la famiglia Bertè non se la passava bene e l’infanzia è stata traumatica. Il clima non era dei migliori e tutte le sorelle Bertè e la madre Maria Salvina Dato erano vittime di Giuseppe. “Le violenze fra le mura domestiche sono le più frequenti, di cui nessuno parla” – ha raccontato la cantante nel salotto di Verissimo da Silvia Toffanin.



Un racconto forte quello fatto dalla Bertè che ha aggiunto: “avevo cinque anni e mi sono salvata. Mio padre, un padre padrone, prendeva di mira mia madre. Alla nascita della quarta figlia femmina si è defilato, perché lui odiava le donne, comprese le sue stesse figlie”. Loredana, infatti, è scappata di casa con la sorella Mia Martini alla ricerca del successo.



Loredana Bertè: “la mia infanzia? Da piccola non mi voleva nessuno”

Una infanzia infelice quella di Loredana Bertè che in diverse occasioni ha parlato dei genitori, in particolare del padre Giuseppe, con parole molto forti. “Sono cresciuta con la regola del niente: niente giocattoli, niente bambole, niente regali. Niente di niente. – si legge nell’autobiografia della cantante di “Manifesto” che rivela – “da piccola non mi voleva nessuno. Il mio migliore amico era un cane, Clito, che abbaiava a chiunque si avvicinasse. Io e Clito eravamo soli contro tutti. La sera ci sdraiavamo insieme nel letto e aspettavamo il nostro destino… Il padre a passi lenti attraversava il corridoio. “Nasconditi”, mi pregava Mimì, mentre lui superava il bagno, la cucina e il salone. Ero solo una bambina… Ma chi fosse veramente il padre e quali abissi nascondesse la nostra apparente normalità, io lo sapevo”.



Poi la Bertè aggiunge: “la vita in famiglia era un inferno, dove si professava una sola religione: la dittatura del padre. Lui odiava le donne, voleva un figlio maschio ad ogni costo. Il padre ha marchiato il nostro futuro come nei mattatoi si marchiano le vacche, ha pestato mia madre per farla abortire. “Un’altra figlia?”, diceva. E poi la picchiava come un animale. Una volta l’ha lasciata in una pozza di sangue nel bagno. L’ha presa a calci uccidendo il figlio maschio che tanto desiderava”. Parole forti come un pugno sul muro.