Giuseppe Marzulli, direttore medico dell’ospedale di Alzano Lombardo (Bergamo) fino ad ottobre, nella prima puntata di PresaDiretta ha portato la sua testimonianza sulla strage della Val Seriana, su cui sta indagando la Procura di Bergamo con le ipotesi di reato di epidemia colposa e falso in atti pubblici. «Ad un certo punto rimase un solo anestesista con 100 pazienti Covid da gestire». A lui chiese di fare 36 ore di turno di fila. E fu lui a chiudere l’ospedale dopo i primi due casi e fu lui ad opporsi alla riapertura. «Lo feci per indicazione della Regione Lombardia. Era un ordine, dovevo obbedire». C’era anche la convinzione che sarebbe stata fatta la zona rossa, invece non fu fatta e l’ospedale diventò un focolaio. «Hanno aperto senza accertarsi che ci fossero tamponi e dispositivi di protezione». Furono racimolati tutti i tamponi disponibili nei dintorni. «Ad un certo punto si pose il problema del fattorino, perché erano le 20 di domenica. Li mandai a fare in cu*o e li portai io». Nessuno peraltro aveva attivato il monitoraggio, nonostante l’indicazione dell’Oms. Ma nel mirino di Marzulli non finisce solo Regione Lombardia, ma anche il Comitato tecnico scientifico che affianca il governo nelle decisioni.
GIUSEPPE MARZULLI VS CTS PER NORMA SALVAGUARDIA
Nulla era stato fatto, ma l’ospedale di Alzano Lombardo (Bergamo) divenne capro espiatorio. «Serviva a coprire le responsabilità evidenti, serviva a coprire l’impreparazione totale, serviva a dire che non era colpa del fatto che non era stato preparato niente, che il ministero della Salute non aveva fatto niente e così la Regione Lombardia», dichiara Giuseppe Marzulli a PresaDiretta. Andato in pensione pochi mesi fa, è un testimone cruciale per la Procura di Bergamo nell’ambito dell’inchiesta sulla strage della Val Seriana. La domenica successiva al 23 febbraio svenne in ospedale per lo stress, la stanchezza e il Covid che lo costrinse a letto per oltre 40 giorni. «C’è una cosa che farò fatica a perdonare ed è il verbale del Cts del 15 marzo». Lui era in un letto a lottare contro il Covid dopo aver fatto tutto il possibile per cercare di tamponare la situazione, tre giorni giorni dopo i camion militari avrebbero portato via i defunti. «Mentre Bergamo era in queste condizioni il Cts nel verbale del 15 marzo si preoccupava di aveva una norma di salvaguardia, ma non per medici e infermieri mandati a gestire l’emergenza senza strumenti, bensì per loro. Mi sembra uno scudo penale, di immunità giudiziaria per come è formulata».
“EROI MANDATI AL MASSACRO, LORO PROTETTI”
«Gli eroi vanno bene quando vengono mandati al massacro, poi la norma di salvaguardia si fa per il comando supremo», prosegue Giuseppe Marzulli a PresaDiretta. Il riferimento dell’ex direttore medico dell’ospedale di Alzano Lombardo è al verbale numero 28 del 15 marzo 2020, in pieno lockdown. «Il Cts rinnova con fermezza la necessità di una norma di salvaguardia che tuteli l’operato dei membri del Cts rappresentando che, in mancanza di essa, il Cts rassegnerà in maniera unitaria il proprio mandato al sig. ministro della Salute ed al Capo del dipartimento della Protezione Civile». I medici si sono quindi sentiti presi in giro. Carlo Montaperto, presidente Primari Ospedalieri Lombardia (ANPO), cita infatti le denunce ricevute dai parenti di alcuni morti Covid. «Si sono dimenticati di loro. Sono partite una serie di denunce per malpractice e omicidio colposo, gravate su chi aveva fatto di tutto per salvare i malati».