Giuseppe Misso, chi è il nuovo protagonista di Insider, principe del Rione Sanità
Nella puntata di oggi, 26 febbraio, all’insegna di Insider, Roberto Saviano incontra Giuseppe Misso, ex boss considerato il principe del Rione Sanità ed oggi collaboratore di giustizia. Classe 1947, fondatore dell’ormai inesistente clan Misso, dal luglio 2011 è entrato nel programma di protezione dopo aver deciso di collaborare con la giustizia diventando un pentito. Della sua storia ne scrisse lo stesso Saviano in un articolo dello scorso aprile per il Corriere della Sera. Giuseppe Misso rifiuta con forte sdegno di essere definito un camorrista e parlando di sé si descrive piuttosto come autore di “prelievi forzati”, ovvero un rapinatore. I primi reati inizia a compierli all’età di 14 anni, quando entra per la prima volta in carcere per una serie di furti e rapine commessi con il suo amico d’infanzia, Luigi Giuliano, anche lui ex mafioso e collaboratore di giustizia. Un’amicizia che però si interrompe proprio quando dopo essere stato in flagranza di reato durante una rapina nella quale Giuseppe Misso riesce a scappare, conduce i carabinieri in casa del complice facendolo arrestare.
E’ il 1979 quando Giuseppe Misso esce dal carcere e decide di voltare pagina e cambiare vita. Apre un negozio di abbigliamento e prende le distanze dall’ex amico e complice Giuliano che nel frattempo è diventato boss di Forcella contro i cutoliani. Tutto però è destinato a mutare dopo che gli uomini di Giuliano gli chiedono il pizzo. Da quel momento crea il clan Giuseppe Misso trasformando il Quartiere Sanità il suo feudo e dando vita a un cartello potente, il solo capace di fronteggiare la temuta Alleanza di Secondigliano.
Chi è Giuseppe Misso, ex boss pentito: dal carcere al pentimento
La storia di Giuseppe Misso viene considerata dallo stesso Roberto Saviano senza precedenti. E’ la storia di un bandito che “sceglie la via del crimine per combattere il crimine”. Specializzato in rapine a banche e uffici postali, Giuseppe Misso è un latitante fino al 1985, quando viene arrestato per la rapina del Monte dei Pegni e condannato per associazione a delinquere semplice. Trascorre 14 anni in cella, di cui sette in isolamento (dopo essere stato accusato di aver concorso alla strage del Rapido 904), prima di tornare in libertà. Il 14 marzo 1992, dopo essere stato prosciolto per la strage, la sua convivente Assunta Sarno mentre tornava a Napoli da Firenze rimase uccisa in un agguato a sfondo camorristico. Giuseppe Misso nel frattempo entra ed esce dal carcere, fino al 2007, quando annuncia al procuratore aggiunto Paolo Mancuso di voler diventare collaboratore di giustizia.
Dopo l’avvio delle trattative durante alcune settimane, Giuseppe Misso viene spostato da Spoleto a Rebibbia ma il suo modo di collaborare fallisce poiché disposto a parlare solo di ciò che riteneva opportuno. Per questo viene nuovamente rispedito a Spoleto al 41 bis. Solo dopo alcuni mesi la sua collaborazione sarà ufficializzata. Per lo Stato, dunque, oggi Giuseppe Misso è un collaboratore di giustizia in detenzione domiciliare in una località segreta, dopo aver collezionato oltre 30 anni di carcere per vari reati, tra cui associazione a delinquere di stampo mafioso e omicidio. Negli anni di carcere ha ripreso gli studi scoprendo la sua passione per la letteratura. Nel corso della sua detenzione ha anche scritto due libri, I ragazzi del rione, una raccolta di poesie e prosa e I leoni di marmo, la sua autobiografia romanzata.