È stato assolto Giuseppe Novelli, genetista ed ex rettore dell’Universitа di Roma Tor Vergata. Si tratta della fine della lunga vicenda giudiziaria che si era aperta nel 2015, con un avviso di garanzia, e che lo vedeva indagato per tentata concussione di un ricercatore e istigazione alla corruzione di un altro ricercatore. Ora Novelli è stato assolto anche in Appello, che ha confermato la decisione del primo grado. “È la fine di un incubo” racconta a Libero, ripercorrendo l’accaduto. “Nasce intorno al 2013 in piena applicazione della cosiddetta legge Gelmini delle università: molti atenei, allora, e in tutt’Italia, hanno fatto dei regolamenti propri per adattarsi nei concorsi e nei reclutamenti alle nuove normative. Tra queste c’era il famoso articolo 24 che riguardava la “chiamata diretta” di alcuni ricercatori”, spiega l’ex rettore.



Questo “per favorire l’ingresso di nuovi ricercatori visto che da quindici anni non c’erano stati concorsi. Io divenni rettore proprio nel 2013. Chi è venuto prima di me aveva fatto un regolamento che io dovevo, a questo punto, applicare”. Da lì, la denuncia: “All’inizio è partito un ricorso amministrativo di due ricercatori: è andato al Tar e al Consiglio di Stato. Ha seguito il suo iter. Ma nel 2015 questi due ricercatori hanno proposto anche un esposto sul piano legale nei confronti del rappresentante dell’ateneo, che ero io”. Il motivo, Novelli, non se lo è mai spiegato.



Novelli: “Consapevole di essere innocente, ero fiducioso”

Giuseppe Novelli, sulle pagine di Libero, fa ancora un passo indietro e racconta: “Era il maggio 2015, stavo tornando dal Qatar dove ero andato a fare una conferenza, sono arrivato al rettorato e mi hanno detto: “C’è un avviso di garanzia”. S’immagini. Sono crollato dalla sedia perché per me non c’era nessun problema. C’era solo una delle tante cause amministrative come ce ne sono tante, appunto, nelle università, in tutte le università”. Poi, però “sono stato indagato dalla procura di Roma e portato in tribunale a rispondere di due differenti capi di imputazione: il primo era tentata concussione, quindi badi bene: tentata, significa che comunque non era avvenuta nessuna concussione, e il secondo era istigazione alla corruzione”.



Il genetista, però, spiega di aver avuto sempre “fiducia nella magistratura perché ero consapevole di essere innocente: sono andato avanti coi miei difensori, ma sono anche rimasto al mio posto, ho finito il mio mandato regolarmente. Ciò non toglie che quella vicenda abbia preso una piega un po’ mediatica, diciamo. Come spesso accade”. Eppure Novelli, nonostante l’assoluzione e la certezza di essere innocente, non ha vissuto bene quel periodo: “Ha infangato una straordinaria stagione che ho trascorso come rettore all’università”.