Giuseppe Pedrazzini è il 77enne trovato privo di vita in fondo a un pozzo a Toano, sull’Appenino reggiano. L’ex stalliere, nonostante fosse da tempo in pensione, aveva continuato a tagliare legna per le stufe dei vicini e a coltivare verdure in un piccolo orto. Lo scorso 7 dicembre il nipote Flavio Corsini l’aveva visto per l’ultima volta, poi venne a sapere che lo zio si era fatto male a una gamba a causa di una caduta e il 20 gennaio Pedrazzini è stato visto per l’ultima volta in giro in paese. Da allora, per parenti e vicini si è rivelato impossibile mettersi in contatto con lui: la moglie Marta, la figlia Silvia e il genero Riccardo Guida rispondevano alle telefonate dicendo che stava bene, ma era impossibilitato a parlare, accampando ogni volta scuse diverse.
Sino alla scoperta della macabra verità, a cui si è arrivati per merito del nipote Flavio, recatosi dai carabinieri in quanto insospettito dal quadro della situazione nel suo complesso: immediatamente sono scattate le ricerche di Giuseppe Pedrazzini, coordinate dal pm, nelle quali sono stati impiegati anche il nucleo investigativo di Reggio Emilia e le unità cinofile. Il corpo privo di vita di Pedrazzini, come anticipato, è stato rinvenuto nel pozzo che egli utilizzava abitualmente, chiuso da una lastra metallica. Gli inquirenti hanno fermato la moglie (che ha avuto un malore), la figlia e il genero, accusati di omicidio e occultamento di cadavere.
GIUSEPPE PEDRAZZINI, MOVENTE ECONOMICO ALLA BASE DEL DELITTO?
Contestualmente, sono stati sequestrati i telefonini dei tre indagati e i computer, che saranno analizzati. Loro si dicono innocenti, ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e soltanto l’autopsia potrà chiarire nel dettaglio cosa è accaduto a Giuseppe Pedrazzini. Secondo l’accusa, sarebbe stato il genero Riccardo Guida, ex operaio di acciaieria 43enne, a ucciderlo, con la complicità della moglie e della suocera. Ma perché? Quale sarebbe il movente alla base del delitto? Il nipote Flavio Corsini, ai microfoni della trasmissione di Rete 4 “Quarto Grado”, ha parlato di problemi economici importanti: Riccardo, disoccupato, sbarcava il lunario solo con la musica e la batteria. La moglie Silvia, dal canto suo, collaborava come redattrice con alcune testate giornalistiche. Tutto gravava sulle spalle della vittima, insomma.
Purtroppo, però, “sono arrivati a un punto che non avevano più soldi, sono rimasti in difficoltà. Riccardo non ha mai fatto niente. Non l’ho mai visto suonare e nemmeno lavorare, mai. Di punto in bianco hanno cominciato a vendere tutto: trattore, attrezzatura… Quando hanno iniziato a cedere quella roba, secondo me mio zio Giuseppe Pedrazzini era già stato fatto sparire. Lui non avrebbe mai detto sì alla vendita”.