Giuseppe Piccolomo, primo ergastolo per l’0micidio di Carla Molinari: motivi economici?

Il caso di Giuseppe Piccolomo ed il suo iter giudiziario di cui è stato protagonista sarà al centro della nuova puntata di Un giorno in pretura, in onda nella terza serata odierna di Rai3. Piccolomo fu ribattezzato in modo inquietante come “il killer delle mani mozzate” e nel corso degli anni ha ottenuto ben due condanne all’ergastolo rispettivamente per l’omicidio di Carla Molinari, avvenuto nel 2009 e per la morte della moglie Marisa Maldera, avvenuto sei anni prima, nel 2003.

Era il 5 novembre 2009 quando Giuseppe Piccolomo si macchiò dell’omicidio dell’anziana Carla Molinari, una pensionata di Cocquio Trevisago, in provincia di Varese. La donna fu uccisa in modo efferato: le fu tagliata la gola con una violenza tale da lasciarla decapitata e successivamente le furono mozzate le mani. Ad ipotizzare sin da subito la colpevolezza di Piccolomo furono le sue stesse figlie. Tanti gli indizi contro l’uomo: dalle impronte delle scarpe alle immagini riprese dalle telecamere, fino ai mozziconi di sigaretta. Lui, di contro, si è sempre dichiarato innocente. Tante le piste seguite tra cui quella mai confermata dei motivi economici. Alla fine per quel delitto atroce fu condannato all’ergastolo.

Caso Giuseppe Piccolomo: morte della moglie Marisa Maldera

Proprio la condanna all’ergastolo per l’omicidio della 82enne Carla Molinari aprì la strada ad un nuovo processo sulla morte della moglie di Giuseppe Piccolomo, Marisa Maldera. Solo nel 2018 si è arrivati alla riapertura del caso e ad una seconda condanna a carico di Piccolomo, sempre all’ergastolo, per il delitto della moglie.

Marisa Maldera morì bruciata viva nella sua auto, una Volvo Polar, dopo essere uscita fuori di strada. Un decesso sospetto che si consumò a Caravate, in provincia di Varese, alle tre di notte del 20 febbraio del 2003. Il marito Giuseppe, che era alla guida della vettura, ne uscì miracolosamente illeso. Secondo l’accusa, a provocare l’incidente fu proprio Piccolomo mentre successivamente diede fuoco all’auto per liberarsi della moglie. Alla base del presunto delitto, questioni legate alla assicurazione sulla vita ma anche motivi sentimentali, dopo aver perso la testa per una giovane lavapiatti del ristorante di famiglia. Nel 2006, per la morte della moglie l’uomo aveva patteggiato una condanna ad un anno e 4 mesi con l’accusa di omicidio colposo.

Annullato ergastolo a Giuseppe Piccolomo per l’omicidio della moglie

Il vero colpo di scena è avvenuto lo scorso gennaio quando la Corte d’Assise d’Appello di Milano ha deciso di annullare l’ergastolo a Giuseppe Piccolomo precedentemente condannato dalla Corte d’Assise di Varese nel gennaio di due anni prima. L’uomo era imputato nel processo che lo vedeva accusato di aver provocato l’incendio della sua auto nella quale perse la vita la moglie Marisa Maldera.

Come riferì Il Giorno, i giudici dell’Appello seguirono la massima latina del “ne bis in idem”, ovvero non è possibile processare un cittadino già condannato per lo stesso reato. Piccolomo, dunque, continua a scontare la sua condanna definitiva al carcere a vita per il delitto delle “mani mozzate”. Attualmente il settantenne è detenuto nel carcere di Bollate. Il legale di Piccolomo, l’avvocato Stefano Bruno, a Varese News aveva commentato la sentenza definendola “giuridicamente corretta e nella quale è stato applicato il diritto. Siamo riusciti a tenere fuori tutti gli aspetti emotivi della questione perché a Varese si era creata un’aspettativa colpevolista frutto di una forte campagna mediatica”.