La controversa vicenda giudiziaria di Giuseppe Piccolomo sarà al centro della prima puntata stagionale di Un Giorno in Pretura. L’uomo, ribattezzato il “killer delle mani mozzate”, è stato raggiunto negli ultimi anni da due condanne all’ergastolo, rispettivamente per l’omicidio di Carla Molinari e successivamente per quello della moglie Marisa Maldera (avvenuto sei anni prima). Era il 5 novembre 2009 quando l’anziana Carla Molinari, 82 anni, fu ritrovata nella sua abitazione a Cocquio Trevisago, in provincia di Varese, senza vita e con le mani mutilate. Giuseppe Piccolomo, all’epoca dei fatti imbianchino 58enne, fu posto in stato di fermo. Gli inquirenti appuravano che la vittima ed il presunto assassino si conoscevano da tempo. A carico dell’uomo, il ritrovamento delle impronte di scarpe appartenenti all’operaio, sul luogo del delitto oltre che gli spostamenti sul suo telefono cellulare. Gli furono riscontrati, inoltre, anche graffi sul volto, probabile frutto di una colluttazione. Piccolomo, appassionato di Csi e altri telefilm del medesimo genere, secondo l’accusa aveva ucciso e successivamente tagliato le mani dell’anziana, sotto le cui unghie fu rinvenuto materiale genetico.

GIUSEPPE PICCOLOMO, LE ACCUSE PER IL DELITTO DELLE MANI MOZZATE

A tradire Giuseppe Piccolomo nel delitto di Carla Molinari sarebbero state proprio le impronte delle sue scarpe, trovare numerose sulla scena del crimine. Impronte trovate in tutta la casa ad eccezione del bagno. Secondo le prime ricostruzioni, il presunto killer sembrava seguire una traiettoria senza senso, quasi ad aver voluto in qualche modo depistare le indagini, come i mozziconi di sigaretta, quattro in tutto e senza cenere, ritrovati sul pavimento. Erano tutti di quattro marche differenti ma la vittima non fumava. La donna fu rinvenuta con la cerniera dei pantaloni abbassata, quasi a voler far pensare ad un tentativo di stupro e la casa a soqquadro ma in maniera sospetta, quasi a voler far pensare subito ad un tentativo di rapina dagli esiti funesti. Nessun altro segno di disordine nell’appartamento o colluttazione, tranne uno sgabello accanto al cadavere, colpito per 15 volte da un oggetto appuntito. Ad incastrare ulteriormente Piccolomo, anche le parole di un testimone che raccontò agli inquirenti di aver visto l’uomo in un centro commerciale mentre svuotava un posacenere e le immagini delle telecamere di sorveglianza di un locale che lo immortalarono mentre raccoglieva mozziconi dal posacenere. Le figlie Tina e Cinzia, già convinte di un suo coinvolgimento nel delitto della madre, anche in questo caso non ebbero alcun dubbio sul fatto che fosse lui il responsabile.

LA CONDANNA ALL’ERGASTOLO

“Ripeterò fino alla morte che sono innocente, e che non sono mai entrato in quella casa”, fu la versione di Giuseppe Piccolomo, “Sono innocente; non un capello, non un’impronta, nulla di nulla né in casa di quella signora, né in casa mia”, insistette. Il 31 gennaio 2011 si celebrò la prima udienza del processo di primo grado per l’omicidio dell’anziana Carla Molinari, terminato cinque mesi dopo con la condanna dell’uomo all’ergastolo. Secondo i giudici, il movente del delitto della donna 82enne sarebbe stato di natura economica ma nonostante questo l’imputato, condannato poi anche in secondo grado al fine pena mai, continuò a dichiararsi innocente. Nell’aprile del 2014 giunse anche il momento della Cassazione che ha confermato le precedenti sentenze e quindi condannato all’ergastolo Giuseppe Piccolomo, chiudendo definitivamente la vicenda giudiziaria legata al “delitto della mani mozzate”.