Giuseppe Pinelli morì a Milano 3 giorni dopo la strage di piazza Fontana, precipitato dal quarto piano della questura dove era stato convocato, nella notte tra il 15 e il 16 dicembre del 1969. La sua morte ha gettato la famiglia in un limbo di dolore e interrogativi, ed è uno dei grandi gialli che gravitano intorno alle cronache dei fatti che seguirono l’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura in cui persero la vita 17 persone, e altre 88 rimasero ferite. Giuseppe Pinelli, ferroviere e anarchico attivo nel Circolo Ponte della Ghisolfa, era finito nel mirino degli inquirenti insieme a Pietro Valpreda, anarchico del gruppo romano 22 marzo come lui risultato invece innocente. Sulla pista degli anarchici, ventilata nelle prime ore da investigatori e stampa, pesò la testimonianza di un tassista che avrebbe detto di riconoscere Valpreda come uno dei clienti che aveva condotto in piazza Fontana nell’ora dell’attentato.



Giuseppe Pinelli, marito e padre di due figlie, fu convocato per essere interrogato lo stesso giorno della strage e la sua caduta dal quarto piano della questura, secondo la magistratura, avvenne per un “malore”. Si parlò anche di un suicidio, a cui la sua famiglia non ha mai creduto. Nel 1972, 3 anni dopo il dramma di Giuseppe Pinelli, il commissario Luigi Calabresi, accusato dall’area extraparlamentare e in particolare da Lotta Continua di esserne il responsabile, fu ucciso vicino alla sua abitazione.



Chi era Giuseppe Pinelli

Giuseppe Pinelli nacque a Milano nel 1928 e fu uno dei nomi di punta tra gli anarchici milanesi. Sposato e padre di due figlie, morì in circostanze rimaste nebulose durante gli interrogatori in questura, precipitato dal quarto piano, mentre si indagava sulla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Il decesso di Giuseppe Pinelli avvenne 3 giorni dopo la bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura e, secondo la magistratura, riporta l’Espresso, sarebbe caduto di sotto “per un malore“.

Quel 15 dicembre, il ferroviere si trovava negli uffici della questura milanese dopo essere stato convocato dall’allora commissario Luigi Calabresi. Vi sarebbe stato interrogato per ore anche da altri inquirenti, ma attorno alla mezzanotte si sarebbe consumata la tragedia. Giuseppe Pinelli sarebbe precipitato nel vuoto finendo sul cortile della questura, e qualcuno ha avanzato l’ipotesi di un suicidio. Una tesi ritenuta impossibile e persino offensiva dalla famiglia del ferroviere, dalla moglie Licia Rognini e dalle figlie, Silvia e Claudia Pinelli che, riporta Ansa, nel 2022 avrebbero deciso di querelare l’ex prefetto Achille Serra per alcune dichiarazioni sul caso di Giuseppe Pinelli al programma di Rai3 Quante Storie (in cui avrebbe detto che “Calabresi non sbagliò assolutamente nulla. Quando Pinelli si buttò dalla finestra, Calabresi era in un’altra stanza“). A Radio Popolare una delle figlie di Pinelli, Claudia, avrebbe sottolineato la decisione di agire legalmente: “Posso capire la relazione profonda tra Calabresi e Serra, ma non si permetta di infangare Pinelli. Dovrà risponderne con i tempi che avrà la nostra giustizia“.