Giuseppe Pisano ha ucciso a colpi di sgabello il suo compagno di cella di Bancali, Graziano Piana, di anni 51, dopo un’esplosione di follia e di violenza. Una tragedia che secondo la madre del 26enne responsabile del gesto, si sarebbe potuta evitare: “Ho chiesto aiuto a tutti – ha raccontato ieri la donna ai microfoni de La Nuova Sardegna – mi sono licenziata dal lavoro quando ho capito che mio figlio doveva essere seguito perchè non stava bene. Doveva andare in un ospedale per essere curato, invece lo hanno spedito in carcere, infilato in una cella di notte dove c’era un’altra persona che dormiva e non poteva immaginare la situazione di pericolos. Così è nata la tragedia che ha distrutto due famiglie. Io lotterò ogni giorno per aiutare mio figlio”.



Arianna Pisano ricorda come il figlio abbia iniziato a stare male a partire dalla scorsa primavera: “Ha smesso di andare a lavorare, stava chiuso in camera. Io ho provato a parlare con lui a capire se qualcosa non andava, non mi ha mai dato spiegazioni. Ho intuito che aveva fatto uso di stupefacenti e che aveva bisogno di aiuto subito”. Fino ad allora il giovane non aveva mai dato segni di squilibrio: “Poi un giorno è tornato a casa e ha sfondato la porta della camera della sorella, che ha due anni in meno di lui. Lei si è spaventata e ha chiamato i carabinieri”. La donna ha cercato di prendere in mano la situazione dopo che il figlio aveva avuto un brutto incidente a maggio, contattando gli assistenti sociali e il Serd di Macomer, ma “Giuseppe ha rifiutato di andare. A quel punto mi sono dovuta licenziare dal lavoro, non potevo lasciarlo così. Ha deciso di venire a vivere con me”, e Giuseppe ha iniziato a minacciarla, al punto che la madre ha fatto denuncia ai carabinieri, chiedendo che facessero un Tso per obbligarlo a farsi ricoverare.



MAMMA GIUSEPPE PISANO: “MI BATTO TUTTI I GIORNI MA NON HO PIU’ FORZE”

“Ma nessuno ha mai preso in carico mio figlio che aveva bisogno di aiuto urgente e non fra mesi”. Il 20 luglio, dopo una visita psichiatrica, viene disposto l’inserimento del ragazzo in una comunità a Utra, ma per Giuseppe le cose non sono migliorate: “Telefonavo e mi dicevano che sembrava tranquillo. In realtà io penso che non dovesse andare così. Mio Figlio doveva essere stabilizzato prima di un invio in una struttura. Lui con la testa non c’era, non ha colpe”.

Il 26 luglio è stato quindi arrestato per evasione dalla stessa comunità e da lì trasferito in carcere: “E quello è stato un errore gravissimo – continua la madre – mio figlio non doveva andare in cella ma in ospedale. E’ una tragedia – riferendosi alla morte del 51enne di cui sopra – che si poteva evitare”. E ancora: “Ci sono responsabilità molto gravi e chiederò che vengano accertate. Se non avessero rinchiuso mio figlio in carcere quel pover uomo sarebbe ancora vivo”. Poi la conclusione: “Sono disperata e arrabbiata, mi batterò per aiutare mio figlio. Non ho più forze, sono molto stanca ma devono combattere per salvare un ragazzo che andava aiutato, invece siamo rimasti soli. Questa è la storia di una tragedia annunciata”.