Reduce dall’esperienza da ministro del Sud nel Conte II, Giuseppe Provenzano ha da poco iniziato l’avventura da vice segretario del Pd. «Bisogna chiedere a Enrico Letta perché mi ha scelto, ma io posso dire perché ho accettato: ho accettato perché, nel momento più drammatico nella vita del Pd, non mi rassegnavo all’immagine che il Pd stava dando di sé in quelle settimane», ha spiegato il dem ospite di Mezz’ora in più: «Ero convinto che avesse le energie per rigenerarsi, che fosse migliore di come è apparso: per questo ero molto determinato anche dopo l’esperienza di governo. Se non costruisci nella società una battaglia, i tuoi propositi non riesci a raggiungerli fino in fondo: dobbiamo stare di più nella società».



Ma non solo. Nel corso dell’intervista rilasciata a Lucia Annunziata, Giuseppe Provenzano ha rivelato: «Io con Letta ho avuto rapporti soprattutto per la scuola di politica in questi anni, ma non posso dirmi suo amico. Posso dirmi però amico della mamma, che lavorava nell’Università in cui ho studiato. Nei giorni in cui stava decidendo Letta, come tutte le mamme che vedono i figli che subiscono qualche cattiveria, mi ha detto “bisogna dargli una mano”. Quando me lo ha chiesto non potevo sottrarmi».



GIUSEPPE PROVENZANO: “PD DEVE AVERE UN’IDENTITÀ”

Giuseppe Provenzano si è poi soffermato sulle tanto chiacchierate correnti all’interno del Partito Democratico: «Io non sono populista, ma ho l’ambizione ad essere popolare: sono due cose molto diverse. Certo meridionale e certo di sinistra: siamo un grande partito della sinistra europea. Io non mi unisco alla retorica contro le correnti: un conto sono le filiere di potere, un altro conto è avere sensibilità culturali e idee diverse». Giuseppe Provenzano ha rimarcato poco dopo: «Tutti condividiamo un obiettivo di fondo, io sono stato nel Pd anche quando non condividevo la linea della maggioranza: ognuno può avere un timbro diverso, ma dobbiamo evitare di suonare altri spartiti come è accaduto negli ultimi mesi e che ha portato alle dimissioni di Zingaretti. Tutti i partiti hanno sensibilità diverse, ma questo non deve appannare l’identità di un partito: bisogna trovare una sintesi e avere un profilo netto e riconoscibile».

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