L’emergenza coronavirus (clicca qui per il bollettino della Protezione Civile) si sta sempre più affievolendo e fortunatamente non si stanno registrando più casi gravi: parole del professor Giuseppe Remuzzi ai microfoni del Tg 4. Il direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha spiegato che la pandemia si va progressivamente riducendo: «La cosa più importane che possiamo dire è che al pronto soccorso degli ospedali abbiamo pochissimi malati di Covid e quei pochi non sono più gravi. Il numero dei nuovi contagi riflette i tamponi che stiamo facendo e molti sono tamponi che si sarebbero dovuti fare prima e che si stanno facendo adesso». Il professore ha spiegato che la cosa veramente importante da registrare è che non si hanno più malati gravi, come invece drammaticamente annotato all’inizio dell’emergenza: «Non so per quanto durerà, non so se dovremo aspettare fino giugno per essere certi che la famosa seconda ondata non ci sia stata, ma per il momento è così».



GIUSEPPE REMUZZI: “TAMPONI A TAPPETO NON HANNO SENSO”

Giuseppe Remuzzi ha poi spiegato perché nell’ultimo periodo sono stati effettuati meno tamponi: «Io trovo bellissima questa frase: “I politici confondono il numero dei tamponi con l’andamento dell’epidemia”. Non c’è ragione di fare tamponi a tutti, immaginatevi fare il tampone a 60 milioni di italiani. Oltre a non essere possibile tecnicamente, ci vorrebbe uno sforzo enorme e non ci sarebbero i reagenti, questa situazione fotograferebbe la situazione in quel determinato giorno. La realtà è che i tamponi devono essere fatti quando servono, i tamponi di massa ed i tamponi a tappeto non hanno senso».



Infine, Giuseppe Remuzzi è tornato sui pazienti affetti da altre patologie, un po’ dimenticati nelle settimane dell’emergenza coronavirus: «Ci siamo concentrati sul Covid, facciamo cose anche esagerate, e non ci accorgiamo che il vero problema sono i malati non Covid e le persone che abbiamo dimesso, che non sono né completamente guarite né davvero malate. Questo è il problema vero da affrontare».

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