«E’ provata al di là di ogni ragionevole dubbio – ha affermato il magistrato nella requisitoria al processo sugli appalti Expo – la decisione di retrodatare gli atti per rendere sanabile la procedura di gara»: sono guai per il sindaco di Milano Beppe Sala e un po’ per tutto il Pd che sulla figura dell’ex manager ha puntato e punterà ancora molto specie dopo le Elezioni Europee. Nel suo interrogatorio in Aula, Sala aveva sempre sostenuto di non aver mai avuto la consapevolezza della retrodatazione dei verbali, acquisita invece solo dopo esser stato indagato: ora però la Procura rilancia dando “contro” al sindaco dem e chiedendo addirittura 13 mesi di carcere come sentenza finale. Ricordiamo che il primo cittadino di Milano era invece stato già prosciolto dall’accusa di abuso di uffici per la gara del verde di Expo. «Il problema dell’incompatibilità – ha evidenziato in aula il pg Gaballo – mandò in fibrillazione i vertici di Expo. C’era grande preoccupazione perchè il secondo classificato avrebbe potuto impugnare il risultato della gara d’appalto davanti a un Tribunale amministrativo e in questo caso sarebbe stato necessario rifare tutto». (agg. di Niccolò Magnani)



SINDACO DI MILANO, NUOVI GUAI GIUDIZIARI

Un anno e un mese di carcere per il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Questa la richiesta di condanna per l’accusa di falso materiale e ideologico legata all’inchiesta sulla cosiddetta “piastra” di Expo, l’appalto per costruire l’infrastruttura su cui sarebbe sorta nel 2015 l’Esposizione Universale. Per il sostituto pg Massimo Gaballo «il reato è documentalmente provato». Il sindaco di Milano risponde solo di falso per la retrodatazione di due verbali. Così nel maggio 2012 sono stati sostituiti due componenti della commissione di gara per l’assegnazione del maxi appalto, vinto dalla Mantovani, per scongiurare l’annullamento della procedura. Giuseppe Sala avrebbe falsificato due verbali in qualità di amministratore delegato e commissario straordinario della società Expo, in concorso con l’allora “braccio destro” Angelo Paris. L’accusa sostiene che i due abbiano retrodatato di 13 giorni i due verbali per non dover rifare la gara e mettere così a rischio l’inaugurazione di Expo.



CASO EXPO, CHIESTI 13 MESI DI CARCERE PER GIUSEPPE SALA

In un passaggio della requisitoria del sostituto procuratore generale Massimo Gaballo si legge che il sindaco «Sala non è credibile quando cerca di minimizzare il problema che invece era grave perché poteva pregiudicare la realizzazione dell’evento». La stessa pena è stata richiesta per l’allora “braccio destro” Angelo Paris, il quale risponde in concorso dello stesso reato. Per entrambi, inoltre, è stato chiesto il riconoscimento delle circostanze generiche equivalenti alle aggravanti. Il magistrato ha affermato che «è provata al di là di ogni ragionevole dubbio la decisione di retrodatare gli atti per rendere sanabile la procedura di gara», che poi è stata vinta da Mantovani con un maxi ribasso. Ma il sindaco di Milano aveva dichiarato nel suo interrogatorio di non aver mai avuto «la consapevolezza della retrodatazione dei verbali», acquisita invece solo dopo essere stato indagato. L’allora ad di Expo evidenziò che, in generale, le sue azioni erano state dettate dalla volontà di non perdere tempo visto lo stato di arretratezza dei lavori in vista dell’evento.

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