“Ripartire dagli ultimi per ridisegnare Chiesa, società, economia”. Così il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, postulatore della causa di beatificazione di Giuseppe Toniolo (1845-1918), uomo di fede, accademico, sociologo, economista cattolico, al quale ha dedicato anni di studio e libri.

L’ultimo volume, Economia umana. La lezione e la profezia di Giuseppe Toniolo: una rilettura sistematica (Vita e Pensiero 2021), è stato presentato a Napoli, alla Fondazione Banco di Napoli, nel cuore dell’antica città, in via tribunali, con un parterre d’eccezione. Dall’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, all’arcivescovo di Pompei, Tommaso Caputo, dalla vice-presidente Ucid, Stefania Brancaccio, al segretario della Fondazione Toniolo, Francesco Manca, dall’economista Francesco Izzo al segretario regionale Cisl, Salvatore Topo.



È stata Rossella Paliotto, presidente della Fondazione Banco di Napoli, a sintetizzare, alla luce dell’insegnamento del Toniolo, “dimenticato dalla cultura e dall’economia cattolica”, per dirla con Monsignor Sorrentino, le linee guida del futuro possibile in Italia, dove “il vocabolario è fatto di parole come sussidiarietà, solidarietà, meritorietà e talento”. E dalla Paliotto un appello ad istituzioni e politica “ad aprire gli occhi sulla manovra legata al Pnrr”. “Il Sud – ha detto – rischia di essere penalizzato. Risorse inadeguate, progetti irrealizzabili per mancanza di professionalità adeguate, assenza di una voce politica alla vigilia di una sfida storica. Mentre i giovani continuano ad andar via”. Rivendicazioni di risorse ma anche progettualità da mettere in campo, le parole d’ordine. Valgono per la Chiesa, per le istituzioni, per l’economia. “Recuperando il valore insostituibile della persona umana – come ha sottolineato l’arcivescovo di Napoli, Battaglia – mettendo in correlazione solidaristica le relazioni sociali”. È l’attualità di Toniolo oggi. Ma per Battaglia, “il Sud è ancora alle prese con ingiustizie sociali, mafie, povertà, diritti negati, nonostante produca bellezza, umanità, potenzialità”.



La questione meridionale acquista così nuove valenze e nuove priorità, mentre l’Italia si appresta a concretizzare la più imponente manovra di ricostruzione del Paese dal dopoguerra. Occorre “mettere il lavoro al centro – il monito di Battaglia – il lavoro dignitoso come ci ricorda Papa Francesco. Partendo dai più fragili. È questa l’emergenza sociale”.

Ai diktat della finanza occorre rispondere con un’economia sostenibile che faccia il bene comune. Riprende corpo e anima la visione di società di Giuseppe Toniolo, che, cento anni f,a dedicò la propria esistenza allo scopo di restituire ai cattolici, come ha ricordato il vescovo di Assisi, autore del libro, “un’adeguata posizione nella vita civile, ridando loro, per il bene della società tutta, quel ruolo di promozione culturale che avevano coperto fino al Medioevo”.



Ma come è possibile far scaturire dall’elaborazione di Toniolo che si incarna nel magistero sociale della Chiesa, testimonianze oggi concrete, di impegno, in un momento storico in cui bisogna superare la crisi morale ed economica finanziaria che ci attanaglia con la pandemia?

Non ha dubbi monsignor Sorrentino. “All’uomo contemporaneo, Toniolo preferì indicare la via della redenzione tracciata dalle idealità morali che danno senso e rendono più efficiente l’agire economico nella consapevolezza un ordinamento economico non può prescindere dalle condizioni soggettive, etico-civili della popolazione. Un’economia intesa come strumento al servizio dell’uomo, di tutto l’uomo e di tutti gli uomini, per costruire una società più giusta in cui si potesse affermare l’idea di una democrazia effettiva che potesse così definirsi cristiana”.

Per la politica di oggi, forse, un’utopia. Per i cattolici, una sfida. Sarà possibile? O i cattolici, in Italia, come già accade in larga parte d’Europa, continueranno ad essere minoranza irrilevante. Senza voce, volto, identità. Lo slancio solidale dei cattolici, nei giorni difficili del virus – è stato ricordato nel forum – potrebbe più che mai servire al paese tutto. Alle spalle hanno una possente dottrina sociale della Chiesa. E un imperativo. La politica da intendere, come amava ripetere Paolo VI, come “alta forma di carità”. Non è poco.

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