Giuseppe Tornatore sarà tra i grandi protagonisti della 67esima edizione dei David di Donatello. Il cineasta siciliano è in corsa per il premio alla miglior regia per il film Ennio, il documentario dedicato all’indimenticabile maestro Morricone. Il 66enne di Bagheria dovrà vedersela con Leonardo Di Costanzo, Paolo Sorrentino, Gabriele Mainetti e Mario Martone.
Il documentario Ennio potrebbe essere tra le rivelazioni dei David di Donatello 2022, complice il grande riscontro di pubblico e di critica. Giuseppe Tornatore ha commosso e divertito gli spettatori con questo ritratto a tutto tondo del musicista più popolare e prolifico del Ventesimo secolo, nonché due volte premio Oscar. Tra testimonianze d’eccezione e filmati inediti, il regista siciliano ha regalato un omaggio meraviglioso al compositore e a tutti gli appassionati di colonne sonore.
GIUSEPPE TORNATORE, CANDIDATO ALLA MIGLIOR REGIA AI DAVID DI DONATELLO 2022
Giuseppe Tornatore se la dovrà vedere soprattutto con Paolo Sorrentino per il premio alla miglior regia ai David di Donatello 2022 e c’è grande curiosità di sapere chi si assicurerà il riconoscimento. Il regista di Ennio ha regalato ai cinefili un grandissimo omaggio al maestro Morricone, sempre presente nelle sue opere precedenti. Da Nuovo cinema paradiso a La Corrispondenza, il compositore ha firmato la colonna sonora dei suoi film ed ha permesso di elevare le pellicole a capolavori con poche note. Una leggenda della musica a tutto tondo, come confermato da Giuseppe Tornatore recentemente ai microfoni di My Movies: “In trentadue anni, lavorando tra un film e l’altro (Ennio poteva anche scrivere una partitura musicale a settimana, io per fare un film ci metto due o tre anni), ci siamo raccontati tante cose, lo conoscevo bene. Non sono partito da una cosa specifica ma da un concetto sì: volevo fosse lui il coreuta del film. Per tutta la sua vita, Ennio ha rilasciato interviste, le vada a vedere, qualcuna l’ho citata anch’io, lo osservi, in genere lui non è mai rilassato, è sempre teso. Il giornalista televisivo, soprattutto, porta con sé l’ansia della sintesi perché ha bisogno di risposte brevi, perché ha bisogno di porre subito la domanda successiva. Ecco questo lo angosciava, lo stressava e lo faceva chiudere in se stesso. […] Quando cominciammo l’intervista capii subito di avere in tasca il documentario perché ‘il tempo’ era la novità. Morricone riusciva finalmente a rappresentare se stesso, a raccontare se stesso”.