E’ trascorso un mese dalla morte di Giuseppe Tucci, vigile del fuoco ucciso in una rissa dal buttafuori Klajdi Mjeshtri all’esterno della discoteca Frontemare di Rimini. Il killer 28enne è in carcere con l’accusa di omicidio volontario: secondo quanto ricostruito dalle autorità, la vittima è stata colpita con almeno cinque pugni al volto e al torace. In attesa dei referti finali dell’esame autoptico, torna a parlare il padre del 34enne di origine foggiana.
“La scomparsa di mio figlio è difficile da accettare, non riesco a perdonare. Rivivo la scena del pestaggio senza averla mai vista. Ora non ci resta che sperare nella giustizia”, le parole del padre di Giuseppe Tucci al Corriere della Sera: “Tutti mi dicono di sperare nella giustizia e noi ci speriamo. Certo abbiamo sempre paura che il colpevole trovi una scorciatoia per farla franca o per scontare una pena minore di quella che si merita”.
Le parole del padre di Giuseppe Tucci
La realtà è dura da accettare, ha aggiunto Giuseppe Tucci, e non è ancora possibile perdonare: “Io immagino la persona che ha ucciso mio figlio come un diavolo. Non me la posso prendere che una persona possa ammazzarne un’altra così, per niente. È stato un assassino. E come se mi fosse crollato addosso un palazzo di sette piani addosso. Mi sono messo anche in malattia, sono un vigile del fuoco ma non riesco a lavorare e non riesco a soccorrere (il padre di Giuseppe Tucci è un vigile del fuoco, ndr)”. Il signor Claudio ha proseguito: “Tutti i sogni di mio figlio sono stati distrutti nel giro di qualche minuto. Io non ho assistito alla scena ma la rivivo ogni sera: è come se non fossi riuscito a proteggere mio figlio a cui in qualche modo stavo sempre al fianco”. Gli organi di Giuseppe Tucci sono stati donati, in qualche modo il giovane continuerà a vivere: “Ci piacerebbe conoscere queste persone un giorno”.