Era il primo giugno di 50 anni fa quando moriva Giuseppe Ungaretti, tra i maggiori poeti del ‘900 nonché il papà dell’ermetismo. Senza di lui non avremmo avuto Umberto Saba ed Eugenio Montale. Il suo fu un linguaggio poetico mai usato prima, con liriche che nella loro brevità andavano a contenere tutta l’intensità. Un aspetto che nella sua poetica fu reso possibile anche dall’esperienza al fronte durante la Prima guerra mondiale dove, proprio tra le trincee del Carso scrisse i due celebri versi di Mattina: “Mi illumino / d’immenso” ma anche le sofferte poesie raccolte in “Il porto sepolto”. Nato nel 1988 da genitori lucchesi ad Alessandria d’Egitto, Ungaretti si formò frequentando la Baracco Rossa di Enrico Pea, luogo di incontro di socialisti e anarchici. Nel corso del suo soggiorno a Parigi nel 1912 fece la conoscenza di nomi importanti del calibro di Marcel Proust e Gaullaume Apollinaire. Per Ungaretti la scrittura rappresentava una vera e propria necessità. Anche per questo lo si vedeva scrivere dappertutto: sulla circolare che portava all’Università così come al fronte, usando gli involucri delle pallottole. Perchè nonostante la guerra, lui continuava a credere fermamente nel potere salvifico della poesia come strumento per salvarsi dall'”universale naufragio”.



GIUSEPPE UNGARETTI, IL RICORDO A 50 ANNI DALLA MORTE

Giuseppe Ungaretti coltivò grande ammirazione per Mussolini quando era socialista però nel secondo dopoguerra non ebbe molta fortuna in quanto il punto di riferimento divenne Eugenio Montale che nel 1965 vinse il Nobel. Due anni dopo Ungaretti fu invece nominato senatore a vita. Una nomina che scaturì in lui l’ironia tanto da scrivere in tono sarcastico ad un amico: “Montale senatore e Ungaretti fa l’amore”. Nel 1958 perse la moglie Jeanne, poi negli ultimi anni della sua vita, il poeta incontrò la brasiliana Bruna Bianco, più giovane di 52 anni, diventando oggetto di scherno anche da parte degli amici. Nel 1960 mise a punto la sua ultima raccolta dal titolo ”Il taccuino del vecchio”. Nonostante non riuscì anche lui a guadagnarsi il Nobel, Ungaretti continua ad essere uno dei poeti più amati dagli studenti, soprattutto quelli del passato che hanno avuto modo di conoscerlo anche in tv nel ruolo di commentatore dell’Odissea a introduzione dello sceneggiato.

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