Si terrà il prossimo 8 luglio l’udienza in Corte di Cassazione sul caso Giuseppe Uva, morto in ospedale a Varese nel giugno del 2008, dopo essere transitato in caserma a seguito di un controllo. Gli imputati sono sei poliziotti e due carabinieri, accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona. Furono assolti in primo grado e in Appello, con formula piena, ma le parti civili hanno depositato lo scorso ottobre il ricorso su cui dovrà pronunciarsi appunto la Cassazione. Il legale di due poliziotti, l’avvocato Piero Porciani, ha dichiarato all’Ansa: «Mi auguro che la Suprema Corte confermi le sentenze di primo e secondo grado consentendo agli imputati che hanno fatto solo il loro dovere, di ricominciare a vivere dopo oltre 10 anni di incubo». Il sostituto procuratore generale di Milano Massimo Gaballo, che aveva chiesto condanne fino a 13 anni di carcere, ha impugnato la sentenza di assoluzione chiedendo di riascoltare quattro testimoni, tra cui Alberto Bigioggero, l’amico di Uva presente la sera del fermo da parte dei carabinieri.

GIUSEPPE UVA, FISSATA UDIENZA CASSAZIONE

Oltre a chiedere di rinnovare l’istruttoria, il sostituto procuratore generale di Milano Massimo Gaballo contesta nelle motivazioni dell’Appello l’assoluzione dal reato di sequestro di persona e di omicidio preterintenzionale. Il pg chiede quindi che la Cassazione annulli la sentenza impugnata e rinvii ad un’altra sezione della Corte d’assise d’Appello per un nuovo giudizio. La famiglia di Giuseppe Uva, che in questi anni ha condotto una battaglia come Ilaria Cucchi (la sorella di Stefano, ndr), è da sempre convinta che la morte di Giuseppe Uva sia stata provocata dalle percosse e dalle manganellate inflitte dalle forze dell’ordine che lo tenevano in custodia. Invece per i giudici la condotta dei carabinieri e poliziotti intervenuti è legittima, perché Uva insieme all’amico stava dando in escandescenze. Quindi, Uva per i giudici morì a causa di una patologia cardiaca e per lo stress per essere stato fermato in stato di forte ebbrezza.